Vi dice niente tale
PIRINAI, attaccante toscano di Borgo Buggiano in forza all'Inter
negli anni'50?
Rispondete subito: o sì o
no.
Se sì: bravi, potete
avanzare di leggere questa serie di boiate.
Se no: fate uno sforzo di
qualche minuto e, se vi va, seguitemi.
Prima goccia di veleno.
Sono i Mondiali del 1954
(per ricchezza di significati, tema ricorrente in questo blog) e
l'Italia gioca contro la Svizzera che, in qualità di paese
organizzatore, gode dei favori di un arbitraggio casalingo e
casereccio. Il Byron Moreno dell'epoca risponde al nome di Viana,
referee brasiliano corrotto dagli onesti dirigenti elvetici che gli
hanno commissionato un delicato compito: far vincere i padroni di
casa.
Segnano loro, segniamo noi
con Boniperti detto "Marisa" (letto? Questa mettetela via
che ci torno sopra dopo), quindi Pirinai mette in rete la palla del 2
a 1. Tuttavia il truffaldino direttore brasiliano, memore della
calorosa ospitalità svizzera riservatagli poco tempo prima presso lo
stesso hotel dov'erano (ma guarda un po'!) in ritiro i nazionali
rossocrociati, annulla il gol del vantaggio azzurro. Il Pirinai, in
barba al regolamento e come un Paolo Di Canio ante litteram, cosa fa?
Prende, va da Viana e, daboun mia da burla, lo piglia bellamente a calci. Alé!
Prende, va da Viana e, daboun mia da burla, lo piglia bellamente a calci. Alé!
Seconda goccia di veleno.
Abbiam parlato di
Giampiero Boniperti, soprannominato "Marisa"; a voler
essere puntigliosi "Marisetta". “Soprannominato”,
d'accordo, ma da chi? Sempre dal Pirinai, il quale, battezzato con
acqua santa ed arguzia toscana, si diletta nel prendere per il culo i
boccoli biondi del Capitano della Nazionale italiana e della
Juventus, i quali gli donano quel qualcosa di femminile che infiamma
l'esplosivo vernacolo del nostro protagonista che, come piace tanto
dire sia a me che a Santu, ha la lingua che taglia, cuce e fa l’orlo
a giorno.
C'è poi da dire che
l'istrionico bombarolo bianconero, compagno di nazionale di Pirinai,
incassa come un Gavioli qualsiasi e accetta, pur se a malincuore,
d'essere scherzato.
Chi invece, alla terza
goccia di veleno del solito Pirinai, reagisce, ma lo fa col classico
aplomb britannico, è il gallese John Charles, per gli amici
italiani: "Giancarlo, il Gigante Buono".
Charles, che di mestiere
fa l'attaccante ed è compagno di reparto di “Marisetta” nella
Juventus, passerà alla storia non solo per aver fatto parte del Trio
Magico (Sivori-Boniperti-Charles, ndr) e aver di conseguenza messo a
segno un puttanaio di gol, ma anche per la sua mitezza sul campo da
gioco. Il gallese non venne mai ammonito o espulso. Pensate che
durante una partita in cui tutti i difensori avversari lo presero
ripetutamente a calci e gomitate, con bonomia degna di miglior causa,
pregò il partner d'attacco Giampiero affinché lo aiutasse:”Boni,
fai tu qualcosa, difendimi: io non ne sono capace!"*
Piano però, perché
questo non significa fosse il classico tipo "gràs gròs e
balòs", anzi, se c'era da menare, questo giandone gallese
picchiava a man salva.
Tornando all'Ali Vs
Frazier di cui sopra, si gioca Inter-Juventus e il Pirinai va a
cercare Charles per provocarlo. Il tutto non è mosso da un principio
di “things happen”, no signori: il toscano, esattamente come
quando stritola i coglioni dei difensori avversari, allo stesso modo
azzanna verbalmente i rivali più pericolosi per puro gusto di sfida.
Potete anche non credere
che sia veramente andata come sto per raccontarvi, ma io c'ero e e
l'ho vista dal vivo.
“Charles, la Regina è
sempre stata 'na puttana!” (vi faccio uno spoiler, immaginate oggi
di sentirla dire da un “omonimo” del Pirinai). E il Gigante
Buono, fiero come un pavone e con sguardo imperturbabile zittisce lo
sfidante:”Non è la mia regina, io sono gallese.”
Per la serie “Ciapa sò
e porta a cà” che, povero il mio Pirinai, Mister Charles ti ha
dato una risposta che ti sta bene come un vestito nuovo.
Quarta goccia di veleno.
Abbiamo detto che il
Pirinai milita nell'Internazionale, e ne è il terminale offensivo
più avanzato. Alla sua destra gioca Armano, alla mancina Istvan
Nyers e di spalla Lennart Skoglund.
Per questi ultimi due
bisognerebbe aprire una serie di parentesi graffe, quadre, tonde e di
altre forme che ancora devono essere inventate.
Istvan "Stefano"
Nyers, magiaro di nascita e francese d'adozione, conosciuto come "il
bomber apolide", è morto per malattia e miseria poco tempo fa
in uno sconosciuto paesello di nome Subotica, al confine tra Slovenia
e Ungheria. Fu un grande viveur del tempo e condusse un'esistenza
molto al di sopra dei propri limiti e delle proprie possibilità.
Amava l'alcol, il gioco e l'azzardo in genere, ed elesse Bologna (e
non poteva essere altrimenti: del resto è la città godereccia per
definizione) come dimora più consona alla sua persona. Stette lì
fino a che le opprimenti nebbie emiliane non lo nascondessero ai più
e ne accompagnassero il buen retiro a Subotica
Tanto per capire il
folklore del personaggio, si trattava di uno che si presentava
all'allenamento in Studebaker.
Invece di Lennart Skoglund, alias Nacka, svedese sbronzone, riporto uno spassoso aneddoto:"una volta chiamarono il padre perché ammonisse il figliolo a bere meno ma a tarda notte un dirigente dell'Inter pescò in un bar ubriachi di whisky padre e figlio."**
Roba se che non avesse
giocato a calcio sarebbe diventato un Cerruti Gino qualsiasi.
Per la serie “paragoni
azzardati? Menga tant...”: la moglie e i figli di Skoglund vivono
ancora a Milano e hanno aperto una tabaccheria zona Lorenteggio,
quartiere il cui vecchio nome era Giambellino, proprio quello da cui
veniva uno alto, biondo, mai una lira che chiamavan drago.
Ecco qui Nacka in una foto
instagram del tempo.
#nacka #sbronzoniserialisvedesi #ubriacarsicomesenoncifosseundomani #intermerdaale e #instacazzi?
#nacka #sbronzoniserialisvedesi #ubriacarsicomesenoncifosseundomani #intermerdaale e #instacazzi?
Beh, siamo a Firenze e
Nacka imbecca Stefano Nyers che a 4 metri dalla porta sbaglia un gol
già fatto. Pirinai, cieco di rabbia e disperazione agonistiche, dà
in escandescenze e gli tira due cartelle in faccia. Il bomber
apolide, risentito per il gesto del compagno, fa per andarsene dal
campo lasciando di stucco compagni e avversari, quando il toscano lo
rimbrotta nuovamente:"Ungherese, rientra sennò dopo facciamo i
conti".
Qual'è il detto? Chi la
fa, l'aspetti.
E infatti Nyers poco dopo
inzucca il pallone in rete, si disinteressa di risultato ed
esultanza, e corre a rivalersi sul Pirinai restituendogli indietro i
due ceffoni:"Borgobugiano, visto che io fatto gol?"
Il toscano molto tempo più
tardi ebbe a dire di non aver mai visto Nyers segnare di testa in
tutta la sua carriera. Lo fece solamente una volta, e fu proprio
quella della vendetta nei suoi confronti. Così è la vita e, come
direbbe Luca Ricchi:"questo è il calcio".
Una canzone a tema.
Quinta goccia di veleno.
Se parliamo di un
interista (e che Dio mi perdoni), parliamo della seconda squadra di
Milano e non possiamo non tirare in ballo il derby della Madonnina.
Vi ricordate Maspero? Il
mio socio in affari ne ha parlato tempo fa in un articolo dedicato ad
uno dei più grandi "disgraziati" di Modena e provincia:
Davide Ravera. Se non rammentate (intendo Maspero, perchè Ravera
solo che lo abbiate visto una volta, sapreste riconoscerlo anche al
buio) o, peggio ancora, non sapete per cosa sia passato alla storia,
ecco il link, perchè se c'è qualcuno da cui ha imparato il mediocre
fantasista di Toro, Cremonese e, credo, Marapollese, quello è stato
Pirinai.
Che cos'è il genio?
È fantasia, intuizione,
decisione e velocità di esecuzione.
Rigore per il Milan. Dal
dischetto va Ernesto Bernando Cucchiaroni, in arte Tito, ala sinistra
argentina di cui qualche versetto più avanti andrò ad elencare le
migliori parabole. Come ogni buon rigore assegnato in Italia, è
molto più che dubbio, e l'arbitro Lo Bello viene attorniato dai
nerazzurri. Pirinai, vestendo i panni del genio, si avvicina alla
panchina, si fa dare un limone e, approfittando della confusione
creata da giocatori intorno all'arbitro, lo sistema poco sotto il
pallone già collocato sul dischetto degli 11 metri.
Inutile dire che Tito
Cucchiaroni spara un missile che esce di sei metri.
L'Inter vince per una rete
a zero e Pirinai è costretto a darsela a gambe per schivare la
reazione furiosa dei rossoneri ed evitare l'invasione di campo dei
tifosi milanisti.
Breve digressione.
Facile pensare che Tito
Cucchiaroni sia ricordato come coglione di turno, sfigato totale o
disgraziato in genere. Falso e ne motivo il perchè.
Dopo alcune stagioni al
Milan, l'argentino va a Genova sponda blucerchiata e, tanto per far
capire chi sia e cosa sia in grado di fare, segna due gol nel derby
della Lanterna. Da quelle parti un gol contro il Genoa è bastante
perché chi lo segni venga elevato a paladino della tifoseria per più
o meno sempre, immaginatevi se i gol sono due. Oltre a questo ritrova
Nacka, sì, proprio lui, Lennart Skoglund, col quale forma un tandem
d'attacco che porta la Sampdoria ad un incredibile quarto posto.
Storia vecchia persa nelle foschie delle creuze de Zena e nei bar di
Marassi?
Andatelo a dire agli
Ultras Tito.
Sapete cos'è strano?
Che solo l'almanacco
Boccali del calcio, stagione del Signore '46/'47, riporta il nome di
Pirinai: una e una sola presenza nell'Empoli. Dopodiché non se ne
contano più in alcun annale, né prima né dopo quegli anni, non
all'Empoli, non all'Inter, e nemmeno in nazionale. E dire che Pirinai
di presenze ne ha fatte ben più di una e molte di queste son
divenute memorabili, e come abbiam visto ognuna per un motivo
diverso.
Ma non ho raccontato
fregnacce, quello che ho scritto è tutto successo ed è documentato,
e Pirinai è veramente esistito. Solo che non ha mai giocato a
calcio. Pirinai era il matto di paese, il matto di Empoli.
“Il portiere Borgioli mi
prendeva in giro chiamandomi in quel modo (Pirinai, ndr). E una
domenica, al giornalista che voleva la formazione per l'incontro,
disse che con il '9' avrebbe giocato Pirinai. Quello pubblicò
l'articolo, e l'almanacco fece il resto.”***
Questa storia old but gold
è la storia di Benito “Veleno” Lorenzi.
Si dice “nomen omen”,
per indicare che il nome è presagio di quel che si diventerà,
perché così, Veleno, non lo chiamò nessuno che gli volesse male,
ma fu la su' mamma per l'infanzia burrascosa da discolo tremendo. E
la signora Ida non avrebbe potuto trovare soprannome, scusate, omen,
migliore.
Eppure Lorenzi, proprio
come una moneta, ha sempre avuto un'altra faccia. Infatti non fu solo
un impenitente figlio di buona donna, anzi. Cattolico fervente,
cercava il perdono del buon Dio asserendo che "Il
corpo peccava mentre lo spirito cattolico rimaneva nello
spogliatoio". In tutta la sua vita saltò
solamente una Messa perché una volta non riuscì a trovare la chiesa
del paesino siciliano in cui era capitato, e all'Inter l'allenatore
Olivieri gli concedeva di permesso di curare la propria
fede:”Giacomazzi, guarda che Lorenzi nell'ora libera va a Messa,
non a troie come fai tu”.***
Dopo aver messo a segno lo
scherzo del limone, confidò al proprio prete di aver compiuto una
scorrettezza. L'uomo di Dio, interista convinto, non gli comminò i
canonici sette ave pater gloria ma, facendosi una grossa risata alla
faccia di Tito Cucchiaroni (e milanisti al seguito), lo assolse del
più bel peccato che avesse mai sentito confessare.
Di calciatori così hanno
buttato via lo stampo.
Bibliografia essenziale senza la quale non avrei potuto scrivere questa sbabbelata.
*http://ilpalloneracconta.blogspot.it/2007/12/john-william-charles.html
**http://www.storiedicalcio.altervista.org/lorenzi.html
*** http://archiviostorico.corriere.it/1995/gennaio/14/Lorenzi_cosi_rissoso_che_mamma_co_0_950114741.shtml
Bibliografia essenziale senza la quale non avrei potuto scrivere questa sbabbelata.
*http://ilpalloneracconta.blogspot.it/2007/12/john-william-charles.html
**http://www.storiedicalcio.altervista.org/lorenzi.html
*** http://archiviostorico.corriere.it/1995/gennaio/14/Lorenzi_cosi_rissoso_che_mamma_co_0_950114741.shtml
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