F**K YOU, YOU F**KIN F**K!!! - L'EPOPEA DI ROBIN FRIDAY

Eppure io ho la mia teoria. Folle? Probabilmente. Inutile? Mi piace pensare di no.
Facendo accoppiare la cosiddetta “Legge dei grandi numeri” con il mondo dell'arte credo di poter affermare senza timore di smentite che, a forza di dai e dai, anche il peggio scalzacani presente sul globo terracqueo può estrarre il coniglio dal cilindro. E produrre qualcosa di dannatamente bello. Traduzione volgare di questa ipotesi: “Un bel colpo di culo non si nega a nessuno”. Che la vita è democratica, eh.

DAI DIAMANTI NON NASCE NIENTE, DAL LETAME NASCONO I FIOR

Partendo dal postulato precedente, io vi chiedo: cosa hanno in comune Luciano Ligabue e Paul McGuigan, bassista degli Oasis?
Contro ogni pronostico parecchie cose, ma una in maniera particolare: la loro opera migliore non ha nulla a che fare con la musica. Infatti, nonostante tutti gli sforzi compiuti dai due per rimanere nel limbo della mediocrità, entrambi hanno pescato un jolly. Una matta che non permetterà loro di purificare tutti i crimini musicali contro l'umanità perpetrati fino ad ora, ma che almeno serve a lenire un po' lo sdegno nei loro confronti.
Come è universalmente noto l'omino di Correggio è riuscito nell'impresa di fare un bel film (“Radiofreccia” ndr), mentre, e questo purtroppo non è così risaputo, Paul McGuigan si è dato alla letteratura. Quella vera.

folgorazione

Ma se per “Radiofreccia” il calcio è soltanto una nota di folklore per accentuare alcuni aspetti della vita di paese, The greatest footballer you never saw”, scritto a 4 mani con Paul Hewitt, è una parabola incredibile che pone le sue fondamenta sul rettangolo verde.

NASCERE E MORIRE AD ACTON

Siamo ad Acton, estrema periferia ovest di Londra ed è un anonimo sabato prenatalizio del 1990. È, a voler essere precisi, il 22 dicembre e mentre le famigliole più o meno felici si accalcano per puntare il centro della City in cerca dei regali dell'ultimo minuto, un uomo solo chiude baracca e burattini e molla gli ormeggi verso l'aldilà.
Robin Friday perde il boccino per l'ultima volta a 38 anni.

come in un libro scritto male, lui si era ucciso per Natale

Quante vite possono essere contenute in 38 anni? Beh, qualunque sia il vostro conto, Robin Friday le può tranquillamente raddoppiare o addirittura triplicare.
Nato proprio ad Acton giovedì 27 luglio 1952, Robin fin da subito dimostra enormi propensioni al gioco del calcio e un refrattario ed autolesionistico odio rebelde per l'autorità.
A 12 anni entra a far parte delle giovanili del Crystal Palace, mentre a 14 è prelevato dal Chelsea. A 16 anni, dopo averla fatta franca o comunque aver limitato i danni e le perdite tra scippi e affari di stupefacenti, è “acquistato” dalla più grande organizzazione britannica: i bobbies di sua maestà lo cappellano mentre sta cercando di intascarsi un'autoradio e gli spalancano le porte del riformatorio.
Bella cazzata Friday!”, il ritornello di una vita intera. 
Ma dentro le mura dell'istituto correzionale, Robin si comporta clamorosamente bene ed entra nelle grazie del direttore che gli permette di allenarsi, 3 volte a settimana, con le giovanili del Reading. Ovviamente si distingue per la sua estrema capacità nel gioco e nell'essere una profonda testa di cazzo, “Qui nessuno di voi è alla mia altezza” amava ripetere ai compagni di squadra prima di far rientro al riformatorio per la notte.
Scontata la pena, Robin Friday conosce biblicamente una ragazza di colore di nome Maxine, la mette incinta e la sposa.
Bella cazzata Friday!”, il solito refrain.
Ma Robin da quell'orecchio non sente e riesce a sbarcare il lunario più o meno decentemente lavorando come stuccatore/decoratore e cominciando a coltivare il sogno di poter monetizzare quel fottuto talento sul rettangolo verde grazie ad un contratto ridicolo con i semiprofessionisti del Walthamstow Avenue Football Club. Siamo all'inizio dell'anno del Signore 1971.

L'IBRIDO PERFETTO: BEST + PESSOTTO

Per 10 sterle a settimana Robin delizia la bassa serie D di sua maestà ma, a forza di prestazioni incredibili, a dicembre di quel 1971 viene acquistato dal ben più blasonato ed ambizioso Hayes, dopo averli sbranati da avversario con una doppietta. Stipendio triplicato e via pedalare.
“Mi avete preso perchè vi ho spaccato il culo” fu il suo biglietto da visita al primo incontro con dirigenti, allenatore e nuovi compagni. Non c'è maiale, Mr. Friday.

What the f**k are you lookin' at?

La stagione finisce in crescendo per Robin che si prepara ad affrontare la preparazione per la successiva con i gradi di “Best player of the Isthmian League” appuntati al petto.
Ma nel luglio del 1972, mentre lavorava su di un tetto a Lambeth, Robin cade rovinosamente di sotto. Lui senza rosario in mano, però.
La leggenda e anche wikipedia nella versione d'oltremanica, narrano che sia caduto proprio sopra un palo che lo trapassò da parte a parte, creandogli un secondo buco di culo ma evitando per strane e misteriose ragioni d'opportunità gli organi vitali. Sempre stando ai racconti dell'epoca, Mr. Friday si liberò da solo dell'ingombrante ospite indesiderato all'interno del suo corpo e chiamò l'ambulanza che lo portò all'ospedale.
In ogni caso, dato che molte e discordanti sono le versioni che spiegano il perchè della caduta, “Bella cazzata Friday!”.

giù vertiginosamente giù

Passano quattro mesi e Robin Friday torna in campo. La partita contro il Doncater Rovers F.C. lo vede di nuovo schierato nell'11 titolare. Solo che c'è un problemino: al momento di entrare in campo Robin Friday sparisce e l'Hayes è costretto a cominciare la partita con un uomo in meno, mentre dirigenti e gente comune cominciano a cercarlo.
E lo trovano, ubriaco come se non ci fosse un domani, appoggiato al tavolino del pub proprio fuori dallo stadio. In una qualche maniera riescono a riportarlo alla ragione e all'80° minuto, privo di parastinchi e con una ghega addosso da far impallidire i capodanni in Via degli Unni, Friday viene gettato nella mischia sul risultato ancora inchiodato sullo 0-0.
Com'è/come non è, quel folle di Robin Friday decide il match raccogliendo un lancio dalle retrovie e perforando quegli avversari che fino a pochi secondi prima lo stavano perculando alla grande.
Narra la leggenda che a fine gara cercò di scagliarsi contro l'allenatore dell'Hayes, il suo allenatore, con la consueta pacatezza, urlandogli: Visto stronzo!? Adesso torno a bere lá fuori. Vedi di non rompermi più i coglioni”.
Non c'è che dire, “Bella cazzata Friday!”.

UFFICIO BOCCINI SMARRITI, CITOFONARE FRIDAY

Robin rimane ad Hayes fino al gennaio 1974, quando il Reading di Charlie Hurley decide di sfidare la sorte e di portarlo in Fourth Division. I numeri dell'esperienza biancorossa parlano chiaro: 46 reti in 76 presenze con la ciliegina di sette espulsioni per intemperanze varie.

quando sorridi, caro mio, ti si illuminano gli occhi

I problemi di una volta sembrano ben lungi dall'essere superati e Robin si allena quasi da solo, poiché durante i primi allenamenti, refrattario al concetto di 'tirare indietro la gamba' trasforma le partitelle in vere e proprie sessioni di macelleria. Come se non bastasse Mr.Friday si presenta da un dirigente con una richiesta quantomeno balzana: “Conosci un posto sicuro dove acquistare roba buona? Sai io non sono del luogo...”.
Bella cazzata Friday!” non c'è che dire.

da grandi poteri, derivano grandi responsabilità

Odiato e mal sopportato per tutta la settimana, nei 90 minuti che contano Robin Friday si fa perdonare tutto e si fa amare (anche se idolatrare sarebbe il verbo più adatto, dato che è stato eletto calciatore del millennio dai tifosi del Reading) con una serie infinita di prestazioni da extraterrestre del pallone.
Non sono solo le 4 reti in 19 partite nella seconda parte di stagione, definite magical e glorious dall'Evening Post, ma le prestazioni fuori bollo che lo mettono in luce per il fenomeno che potrebbe essere. “The team that has been transformed by Robin Friday has now scored a remarkable 16 goals in five games," reported the Evening Post, "and the highlight of this joyous afternoon was a goal by Friday that was worth anyone's admission money on its own.”. Tradotto a braccio significa che quando c'è Robin in campo si accendono le luci e tutti traggono beneficio dalla sua immensa classe.
Ma c'è poco da fare, se nasci tondo non muori quadrato.
Il top della stagione in campo lo raggiunge dopo una rete siglata al Plymouth, festeggiata scolandosi una birra tenuta in mano da un tifoso. Rosso diretto e sfuriata elegante che potremmo riassumere con un “Bevo per la sete che ho, pezzo di merda”.
Il top della stagione fuori dal campo lo raggiunge, dopo aver ricevuto il DASPO da due pub di Reading e dal Sindlesham Night Club per aver inventato il ballo dell'elefante*, in una serata al Churchill's, club tra i più malfamati della cittadina britannica, dove si presenta in condizione di alterazione plateale imbacuccato in un lungo cappottone e anfibi chiodati. Robin trotterella fino al centro della pista e si toglie teatralmente il soprabito mostrando a tutti il suo eccentrico outfit: comincia a ballare nudo nato.
Indovina un po'? “Bella cazzata Friday!”.

*il ballo dell'elefante consisteva nell'estrarre la propria proboscide dai pantaloni e farla muovere allegramente davanti al numeroso pubblico presente sulla pista da ballo

La stagione successiva Robin è di nuovo croce e delizia del Reading e timbra il cartellino 18 volte portando il i bianco-blu vicino alla promozione in terza divisione. Viene ricoverato per una crisi polmonare durante una partita di FA Cup contro lo Swindon, rientra a tempo di record, trova una squadra prossima alla zona calda della classifica e la riporta fino al settimo posto finale.
Le sue abitudini sono sempre le stesse e Robin si ritrova costretto a cambiare casa più di una volta per l'eccessiva molestia notturna, ma, parafrasando Virna Lisi nel famoso Carosello, con quei piedi può dire ciò che vuole. Anche rubare le decorazioni funebri da un cimitero per appoggiarle a fianco del presidente del Reading che stava beatamente dormendo sul pullman.
O come, ad esempio, festeggiare il gol vittoria contro il Rochdale (siglato a tempo scaduto) andando a baciare sulle labbra un poliziotto che, a suo dire, gli pareva infreddolito e triste. E rinnegando il gesto poche ore dopo perchè “I hate cops so much!”.
Niente di nuovo sotto al sole, “Bella cazzata Friday!”.

j'adore

Nella stagione seguente, 1975-76, il Reading centra la promozione in Third Division specialmente grazie alle 21 segnature messe a segno dal matto di Acton.
Tra queste si fa preferire l'incredibile roveca del 31 marzo 1976. Con i bianco-blu avanti 2-0 sul Tranmere Rovers, Friday riceve un lungo rilancio dalla sua metà campo e spostato a sinistra sul campo da gioco e a 30 metri dalla porta avversaria, decide di piantare una rovesciata impossibile da parare.
L'arbitro, il quasi-internazionale Clive Thomas, si complimentò con Mr.Friday “Non ho mai visto nulla di simile ragazzo, è incredibile” che rispose “Beh dovrebbe venire a vedermi più spesso. Lo faccio ogni settimana”.

tutto molto bello

In seguito, dopo aver firmato con una splendida voleè di sinistro il definitivo 2-2 contro il Cambridge United che promosse matematicamente il Reading in Third Division, qualcosa si rompe.
Comincia la stagione successiva tra alti e bassi, ma i rumors del mercato vogliono parecchie squadre di prima divisione addosso a lui.
E, com'è giusto che sia, Robin smarrisce una volta di più il proverbiale boccino.
Il manager del Reading, infatti, non offre un contratto all'altezza delle aspettative di Robin che si separa burrascosamente da suo club non prima di aver defecato nella vasca da bagno dello spogliatoio della squadra dopo una partita persa 4-0 contro il Mansfield Town. Mr. Friday era sicuro, dopo gli addocchiamenti di Arsenal, Crystal Palace e Sheffield, di potersi accasare in un club di prima fascia, oltretutto relativamente vicino a casa. E invece, tra la fine del 1976 e l'inizio del 1977, deve accontentarsi della Second Division e del Galles, perchè sono i bluebirds di Cardiff a metterlo sotto contratto per 28000 sterline.
Col senno del poi, nuovamente, vien da dire “Bella cazzata Friday!”.

F**K THIS SH*T, I'M OUT

Il rapporto con Cardiff e con il Cardiff parte immediatamente col piede sinistro. Quello giusto.
Robin si presenta alla sua nuova squadra e al suo nuovo manager Andrews accompagnato dalla polizia locale poiché beccato senza biglietto sulla tratta Reading-Cardiff. Tratta lunga e dispendiosa ve lo posso assicurare.
Non sarà l'unica volta che Friday verrà beccato sprovvisto di ticket sul treno ed ogni volta la multa viene recapitata sulla scrivania di Andrews che, nel vano tentativo di ottenere una qualsivoglia spiegazione, si vede recapitare un laconico “Mi avete voluto? Beh questo è il conto”.
Come la vogliamo mettere? “Bella cazzata Friday!”.

70's so 70's

Poi si comincia a giocare sul serio e il primo avversario sulla strada di Robin Friday e del Cardiff è il Fulham capitanato da Sir Bobby Moore, il capitano dell'Inghilterra campione del Mondo 1966. Diciamo che definirlo un'icona potrebbe suonare riduttivo e offensivo, così Mr. Friday oltre ad abbattere i bianconeri londinesi con una doppietta fondamentale nel 3-0 finale, si permette, come un Vinnie Jones ante-litteram, di strizzare vigorosamente i gioielli del capitano del Fulham e della nazionale inglese campione del mondo.

Bobby Moore che comprenderà il significato della locuzione "timore reverenziale"

Sia come sia l'ignoranza non va mai in vacanza ed Andrews chiama l'allenatore del Reading per bullarsi dell'acquisto appena fatto. Sospetto che il dialogo si sia svolto così: “Ci avete regalato un fenomeno!” “E' lì da quattro giorni, aspetta quattro mesi, fighino!”.
Ma ai tipi come Robin Friday mancano tutti venerdì del calendario e, sovente, anche qualche giovedì. Scompare dai radar della società gallese per una decina di giorni, si pensa che viva a Bristol, ma nella capitale del trip-hop nessuno ha sue notizie. Ritorna ma i giorni di luna storta non si contano più. Chiede, anzi sarebbe meglio dire supplica, al Reading di riprenderselo ma mancano gli spicci per riportarlo indietro.
Sul campo sputa comunque l'anima e con le sue giocate riesce a far innamorare perdutamente anche i supporter del Cardiff che lo eleggeranno “All time cult-hero” nel 2004.
Probabilmente perchè oltre a ricordare le sue bravate rammentano la lucida follia di quel 16 aprile 1977. In un match fondamentale per la permanenza in Second Division contro il Luton, il Cardiff, che viene da sette k.o. consecutivi, deve assolutamente vincere per continuare a sperare.
Robin Friday, quando non se la prende con se stesso, deve trovare un nemico per rendere al meglio e la sua vittima in questa occasione diventa il numero uno dei bianchi di Luton, l'anglo-serbo Milija Aleksic. Prima si prendono a male parole, poi il portiere esce a valanga anticipando Friday che, per tutta risposta, gli tira una scarpata sul grugno. Dopo le cure al portiere e l'ammonizione comminata a Robin, il matto di Acton si avvicina al portiere per scusarsi e Aleksic, come probabilmente ogni essere umano sulla terra, lo manda a prendersela in quel posto.
E allora che ti combina Mr. Friday? Rincorre il difensore appena servito da Aleksic dal calcio piazzato, gli ruba palla, ne semina un altro paio (due, tre o cinque a seconda di chi narra l'episodio) e a tu per tu con il nemico di giornata lo mette a sedere e, poco prima di depositare il futbàl in rete, gli sorride beffardamente. Poi, per completare l'opera, lo manda pubblicamente a fare in culo con il classico gesto della V.

go f**k yourself, mate!

A fine della stagione il Cardiff si salverà per differenza reti, per un solo gol e a me piace pensare che il gol in questione sia proprio questo, perchè gli eroi non esistono e i gli uomini non sono bravi, belli, giovani e forti ma sono anche e soprattutto dei testa di cazzo inenarrabili con manie di grandezza spropositate.
Curiosità: l'immagine del fotogramma in cui Robin esegue il gestaccio ad Aleksic è diventato la copertina del singolo del gruppo gallese Super Furry AnimalsThe man don't give a f**k”, singolo ovviamente dedicato al compianto Friday.

Super Furry Animals – The man don't give a fuck

Quello descritto sopra è l'ultimo gesto sportivo degno di nota della vita di Robin Friday che all'inizio della stagione successiva, 1977-78, è prima vittima di uno strano virus che gli aveva portato via 13 kg in due mesi poi, nuovamente, di se stesso. Rientra ad ottobre tentando invano di farsi diagnosticare un'epatite perchè non voleva andare da Bristol a Cardiff troppo spesso, quindi decide di smettere (e/o viene cacciato) il 29 ottobre 1977.
Contro il Brighton & Hove Albion, con il Cardiff terz'ultimo in graduatoria, non vede boccia per tutto l'incontro e decide di prendersela fisicamente con l'arcigno mastino che gli aveva messo la museruola e con cui aveva litigato per tutta la partita. All'ennesima scivolata vincente di Mark Lawrenson, Robin lo prende a calci in testa. Rosso diretto e sacrosanto e, raccontano i presenti, Robin rientra furibondo negli spogliatoi, spacca la porta d'ingresso di quello degli avversari e caga tutta la sua rabbia nella borsa di Lawrenson. Letteralmente.
È fatta Robin, adesso non ce n'è più. “Bella cazzata Friday!”.

THE BITTER END

Come spiegato all'inizio della nostra storia, non c'è lieto fine in questa epopea sgangherata.
Robin Friday torna a vivere ad Acton, torna a fare il decoratore, vive in una casa popolare e continua a sbomballarsi il fisico e la testa con la consueta costanza.
Lo cerca di nuovo il Reading e il suo boss Maurice Evans, ma Robin lo fulmina con una delle battute migliori di sempre “Quanti anni hai Maurice? Beh io ne ho la metà dei tuoi e ho vissuto il doppio di te”. Si racconta anche, specialmente nei pub dell'ovest di Londra, che persino sua santità Brian Clough lo contattò durante la ricostruzione del Nottingham Forest e Mr. Friday rifiutò. Ma qui entriamo in un regno di fantascienza, pinte e mitologia del calcio.
Negli anni '80 Robin trascorre un po' di tempo in prigione per aver finto di essere un poliziotto e, poiché tutto ha una sua logica, aver confiscato un quantitativo di droga a dei ragazzi. Poi più nulla fino al 22 dicembre 1990.

Questa è la storia del Signor Venerdì (Mr.Friday) che nacque di giovedì e se ne andò di sabato a 38 anni.

“At the funeral I have never seen so many people ... When we got to the flat, the stairs and corridors leading to his mum's front door were packed with people.” Liz Evans, second wife

Nessun commento:

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...