PERCHÈ LA GUERRA È BELLA, ANCHE SE FA MALE, ANCHE FRA DI NOI


Una delle più fulgide espressioni del calcio dei balcani (e dei mal di schiena che ti rovinano la vita) nasce ad Imoschi l'8 ottobre 1968 ed ha un nome, un cognome e un soprannome pesanti: Zvonimir Boban, detto Zorro.
Esordisce nella prima squadra della Dinamo Zagabria a 16 anni dimostrandosi da subito un 10 sornione, di grande intelligenza tattica, con una tecnica a tratti paranormale ed una visione di gioco che rasenta la veggenza. Zvonimir già sa dove mettere il pallone per mandare in porta un suo compagno o per disorientare lo sventurato difensore di turno. Unite tutto questo ad una personalità marcata ed avrete il più giovane capitano della squadra di Zagabria con i suoi 19 anni.


Zorro (che in lingua ispanica, mi dicono, significhi "volpe") è parte integrante della golden generation jugoslava di fine anni '80 che, Mondiali d'Italia del 1990 a parte, non parteciperà a nessuna competizione per nazionali a causa della sanguinosa ed efferata guerra balcanica che distrusse la Jugoslavia a partire dal 1991 e la frantumò, poco per volta, in stati differenti ed indipendenti: Slovenia, Croazia, Serbia, Bosnia Erzegovina, Macedonia e, recentemente, Montenegro.
Ma vorrei tornare al calcio giocato ed alla appena evocata golden generation jugoslava che si laureò Campione del Mondo under-20 nella manifestazione che si disputò in Cile nell'ottobre del 1987. Una squadra, quella che la Jugoslavia schierò in quell'edizione, con una quantità di talento pro-capite tale da far perdere la testa a chiunque abbia un minimo di senso estetico. Una squadra capace di mettere all'angolo il Brasile, che schierava Zè Maria, Cesar Sampaio e Andrè Cruz, la Germania Est di Matthias Sammer, la Germania Ovest di Andreas Möller, i padroni di casa del Cile e di vincere, dimostrando una netta superiorità, l'allora mondiale riservato agli under-20.
Nei 18 partecipanti a quella spedizione, per darvi un'idea di quanta manna avesse a disposizione la Jugoslavia unita, c'erano (oltre a Zorro, s'intende):
- Robert Prosinečki


- Davor Šuker


- Predrag Mijatović


- Robert Jarni


A questo punto risulta evidente l'ineluttabilità del trionfo balcanico, che un carrarmato di rock così non poteva arrestarlo nessuno.

L'inserimento di questi ragazzi nel giro della nazionale maggiore non è del tutto indolore e costa alla Jugoslavia la partecipazione all'Europeo tedesco del 1988, che a posteriori diverrà patrimonio di Marco Van Basten. Ma Ivica Osim, Ct della Jugoslavia, sapeva benissimo quello che faceva e unendo i "ragazzi del Cile" con la vecchia guardia dei  Savićević, degli  Stojković, dei Katanec, degli  Ivković (il portiere che vinse due scommesse con Diego Armando Maradona*) conquistò con estrema facilità la qualificazione al mondiale che nel 1990 si sarebbe svolto in Italia, facendo anche un grosso favore al mondo intero estromettendo dal suddetto evento quella porzione di terra che divide l'Italia dalla Spagna.
Ma andando a controllare la lista di partenza per la sopracitata spedizione italica, Zvonimir Boban non risulta inserito nell'elenco degli allora 22 giocatori convocati. Scomodando il taumaturgico San Josè da Setubal, bisognerebbe chiedersi: ¿Por qué?

Zagabria, 13 maggio 1990, stadio "Maksimir".
Nel catino croato si affrontano, davanti a quasi 20000 spettatori e ad un numero enorme di forze dell'ordine, i padroni di casa della Dinamo Zagabria e i nemici di sempre della Stella Rossa di Berlgrado.
C'è da precisare, poiché abbiamo perso la memoria del ventesimo secolo, che una settimana prima si erano svolte le prime elezioni post-Tito in Croazia e che il popolo croato, insieme alla Slovenia, erano i promotori e i locomotori che puntavano a riorganizzare la Jugoslavia Berlgradocentrica in una confederazione di stati. Aggiungete a questo il leggerissimo e ben nascosto sentimento nazionalista che da sempre contraddistingue la popolazione serba e si può ben immaginare il clima che si respirava a Zagabria in quel giorno di maggio.
Le frange più cariche delle due tifoserie, i BBB (Blue Bad Boys) per la Dinamo e i Delije per la Stella Rossa, cominciano prima a cantarsele e poi a lanciarsi addosso qualsiasi cosa capitasse loro tra le mani. Nella fattispecie seggiolini, tubi di ferro e addirittura striscioni pubblicitari.
Per la cronaca i Delije erano capitanati da un certo Željko Ražnatovic, più conosciuto come la Tigre Arkan, eminenza grigia (ma poi nemmeno tanto) della polizia segreta jugoslava prima e miliziano agli ordini di Slobodan Milosevic poi. Non propriamente un'educanda insomma.


In ogni caso la guerriglia tra le due tifoserie continua fino a quando, giocoforza, scende in campo la polizia jugoslava. Polizia jugoslavia che, essendo a stragrande maggioranza serba, mantenne un certo lassismo verso i tifosi della Stella Rossa ed, evidentemente, una durezza più accentuata, condita da cariche a suon di manganelli e lacrimogeni, nei confronti dei sostenitori (se ancora così vogliamo chiamarli) croati.
Così i Blu Bad Boys perdono le staffe ed invadono il terreno di gioco per, letteralmente, andare a stanare i serbi e dar loro un "cordialissimo benvenuto". Ma qui la situazione precipitò e furono costretti ad intervenire i reparti antisommossa. Così, 61 feriti e un paio d'ore dopo, la situazione venne in una qualche maniera ristabilita.
Va segnalato, per amore di verità, che i giocatori della Stella Rossa riuscirono a fuggire barricandosi negli spogliatoi e trovando la salvezza e una rocambolesca fuga all'interno di un elicottero privato, mentre i giocatori della Dinamo rimasero in campo ad assistere, non senza conseguenze, ai violenti scontri.
Nel parapiglia generale un agente di polizia, come non di rado accade in eventi simili e nei tutti contro tutti di questo tipo, dopo aver fermato e gettato a terra un ultrà della Dianmo Zagabria, comincia a colpirlo a calci e manganellate. Il ragazzo è a terra e gli stivaloni dell'agente non vogliono arrestarsi ed allora dentro la testa del capitano ventunenne della Dinamo, tal Zvonimir Boban detto "Zorro", seguono quei momenti che non vorresti vivere, in cui ti viene una rabbia grande almeno quanto un mare in tempesta e te lo chiedi: cos'ha in testa certa gente? Cos'ha in testa certa gente? Beh, davanti a quella palese ingiustizia, a quell'immotivato accanimento "Zorro" reagisce e prende a calci, riuscendo ad allontanare, l'agente di polizia dal malcapitato ragazzo.


Il gesto ebbe un'ampia eco e in Jugoslavia e in tutta l'Europa pallonara. Così la federazione jugoslava squalficò (o sacrificò?) Boban per nove mesi e gli impedì di partecipare al mondiale di Italia '90. Per la cronaca la Jugoslavia venne eliminata ai calci di rigore dall'Argentina di Diego Armando Maradona nei quarti di finale.

In ogni caso Boban un mondiale lo giocò lo stesso e fu quello di Francia del 1998. E lo fece da primattore assoluto. Lì con i compagni di una vita Davor Suker e Robert Prosinecki portò la allora sportivamente neonata Croazia al terzo posto, qualcosa di eccezionale veramente.

Ma, al di fuori di questo episodio, è così che voglio ricordare "Zorro": 




* Tomislav Ivković, portiere della nazionale jugoslava, parò, dopo aver scommesso col diretto interessato, due calci di rigore a Diego Armando Maradona. Il primo con la maglia dello Sporting Lisbona, il secondo con quella della nazionale. Il "conquibus" non venne mai svelato, ma in entrambe le occasioni vinse la scommessa personale, ma sul piano sportivo se le beccò in quel posto, venendo eliminato sia dal Napoli (primo turno della Coppa UEFA 1989-1990) che dall'Argentina (quarti di finale del mondiale italiano del 1990).

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