BUTTERFLY EFFECT – LO STRANO CASO DI HELMUT HALLER




 CAPITOLO 1 – IL TOMBEUR DE FEMMES DI SESTOLA



Pievepelago, Paleolitico Medio. Bologna FC in amichevole


Era l'autunno del 2012, ero al lavoro, e in un momento di pausa, mentre leggevo le news sul sito del Corsera, m'imbatto in una notizia che calamita la mia attenzione e senza volere ne dico il titolo ad alta voce:”È morto Haller.” Al tempo ero in ufficio con due signore di sessant'anni che a di lì a poco sarebbero andate in pensione, e nel sentirmi dire così, la più alta in grado mi chiede:”Haller? Il tedesco? Quello che giocava a Bologna?”, ed io, enormemente meravigliato dalle sue parole le replico:”Proprio lui, come fai a sapere chi fosse?”




Bello magari non lo era

 Facevo fatica a capacitarmene, Haller era un mezzo sconosciuto anche per me, come poteva una signora di sessant'anni, tendenzialmente disinteressata al calcio, sapere chi fosse? E lei:”Da bambina andavo sempre in vacanza una settimana a Sestola con mia mamma, proprio nel periodo in cui il Bologna era lì in ritiro estivo. A volte capitava che i giocatori del Bologna organizzassero delle feste e alla sera uscissero tutti insieme. Sestola non è grande e capitava di incontrarli in giro. Tutte le volte che succedeva, Haller ci provava con mia madre e la invitava a unirsi a loro; una volta l'aveva seguìta fino all'albergo”.
Non resistendo le faccio il domandone:”E tua madre?”
Probabilmente l'avevo formulato male o non andava proprio fatto perché “Certo che no, ma per chi l'hai presa?” e -lavorativamente parlando- quella giornata, quella seguente e quella ancora dopo sarebbero state un massacro.*

La Sciura in questione


CAPITOLO 2 – UBER HALLER

Attenzione: il Bologna cui mi sono riferito non è quello “che tremare il mondo fa” bensì il Bologna del “così si gioca solo in Paradiso”, Campione d'Italia del 1964, vincitrice del primo e finora unico Scudetto assegnato per spareggio.

Addentrarsi negli accadimenti di quel campionato sarebbe interessante ma lungo, e poi la Dotta è piena di giornalisti e luminari del pallone che ne sanno più di me e ai quali potreste rivolgervi per conoscere storie e leggende di quell'avvincente torneo, tra scandali di doping, presidenti colti da infarto sul più bello (Dall'Ara, Presidentissimo del Bologna morì quattro giorni prima di vedere la propria squadra battere l'Inter Campione d'Europa di Helenio Herrera e aggiudicarsi così il Tricolore), e smanie di spareggio. Infatti, per la rubrica “forse non tutti sanno che”, e anche perché entrambi noi autori del blog siamo di Modena e quello bello dei due tifa Sampdoria, lo stesso giorno dello spareggio di Roma tra Bologna e Inter, a Milano se ne giocò un altro, guarda un po', proprio tra Gialli e Blucerchiati. Chi retrocesse? Non posso che rimandarvi ancora una volta al massimo esperto di football della regione che ho precedentemente tirato in ballo, di sicuro lui lo sa.

Il Civ, esempio di sobria cultura bolognese nonché di eleganza lessicale e buona educazione

Io però vorrei utilizzare Haller a mo' di volano della vicenda che vorrei raccontare perché due suoi gol, bellamente passati in cavalleria, racchiudono una storia poco conosciuta che aspetta solo d'essere scritta da penne migliori della mia, ma in cui io desidero comunque cimentarmi. Per cui, all'alba della seconda pagina di word, s'attacca a sonà e, a ritmo di trotto, conto d’arrivare presto a un dunque.

Helmut Haller nasce ad Augsburg nel 1939, trequartista, all'occorrenza attaccante, quel ruolo che in pieno romanticismo si sarebbe detto “mezzala”.
Ma questa è accademia, è come quando nelle interrogazioni di italiano alla domanda:”Parlami di Machiavelli”, c'è sempre lo scienziato che risponde con un inutile e stucchevole:”Nato a Firenze nel 1469, cancelliere della Repubblica fiorentina...”, quand'è chiaro a tutti che deve solamente sbrodolare qualche nozione de “Il Principe”, e se ne tornerebbe al banco con un ecumenico 6+ e buonanotte al secchio, ci si vede il prossimo quadrimestre.



Haller è un tipo strano. È un tedesco atipico, atipico in tutto.
Ha un debole per la buona cucina, il vino rosso e le belle donne (#afigaforte), e una volta arrivato a Bologna non impiega molto a capire che quello che riesce meglio alle rezdore del posto non sono i tortellini.
A Torino, perché dopo quella del club emiliano indosserà anche la casacca bianconera (con cui vincerà due scudetti), lo chiamano “Il Napoletano”, per il suo modo di fare estroverso e giocoso. Non proprio esempio di campione da “alle otto tutti nel trapuntino”, ma amante della bella vita e dei locali notturni, proprio durante la sua permanenza juventina viene escluso dalla squadra titolare alla vigilia di un derby, perchè pizzicato in un night di Wolverhampton, con un bottiglia di champagne in mano, dopo una gara di Coppa Uefa. Per la cronaca il Toro ringrazierà Vycpalek, allenatore della Giuventus, passerà all'incasso e vincerà 2 a 1.

“Al Tudàsc”, come lo chiamavano affettuosamente a Bononia, è un Dieci, ma un Dieci per davvero, e anche questo fa strano se si pensa che è crucco e che terra di Cermania non ha mai esportato troppi fantasisti degni di tale nome e tale numero. Ma Helmut è diverso e non a caso nel 1999 verrà eletto “Centrocampista tedesco del secolo”.
Haller calcia preciso e forte con entrambi i piedi, combina un magnifico possesso palla ad un eccellente dribbling,  inquadra straordinariamente bene la porta, e, non ultimo, sublima gli attaccanti supportandoli con passaggi “alla muta”, ricavati in varchi larghi non più di un pallone, che riesce ad immaginare solo lui. È solito ripetere ai compagni che gli chiedono palla “Tu non chiama! Io vedo e ti dà”, e questa indicazione è perfetta sintesi del suo stile di gioco.



CAPITOLO 3 – IL GOL FANTASMA, OVVERO DELLA SUBDOLA MANLEVA SOVIETICA

"Proteggerti da cosa? Dai teTeschi?"

Bignami sull'Haller “italiano” scritto, letto e vidimato, scappiamo su a Bonn (non ancora Berlino: distinzione importante, ocio!) e prendiamo in considerazione l'Haller europeo, un vero e proprio castigo di Dio per i portieri delle Nazionali avversarie, tanto che Beckenbauer, suo compagno nella rappresentativa della Germania Ovest,  ha detto di lui:”È stato sicuramente uno dei migliori calciatori con cui abbia mai giocato”. Considerando che in Germania Kaiser Franz ha potere di parola pressoché illimitato, si tratta di una dichiarazione “importante”, tanto per andare in prestito di un aggettivo appartenente alla ricca terminologia di Salvatore Bagni.

Una foto della Premiata Ditta Tetesca Haller & Beckenbauer

Corre l'anno 1966 e, proprio nel momento di massimo fulgore di Haller, in Inghilterra si disputano i Campionati Mondiali di calcio, che la Perfida Albione s'è aggiudicata alla puttanesca, essendo britannico il Chairman della FIFA ed essendo altrettanto lapalissiano il conflitto di interessi. Ma tant’è, queste cose fanno schifo quando a farle sono gli italiani, a qualsiasi altro popolo europeo vengono condonate.

La Deutscher Fussball Bund viene da due Mondiali opachi ed ha grande voglia di rivalsa: senza troppi patemi si presenta in semifinale contro l'URSS. Dall'altro capo del filo ci sono -manco a dirlo- i padroni di casa, i quali, per poter disputare la finale devono prima liquidare il Portogallo di un certo Signor Eusebio.

Eusebio

Nonostante un'ottima partita dei lusitani, i Tre Leoni volano in finale, intenzionati a certificare che la patria della Coppa Rimet non possa che essere inglese. I teTeschi invece non hanno vita facile contro i sovietici e se riescono ad imporsi per due a uno, molto lo si deve all’infortunio di Sabo (al tempo non potevano essere effettuate sostituzioni) e all'espulsione da parte dell'arbitro Concetto Lo Bello (lo stesso -combinazione- dello spareggio tra Bologna e Inter) del bomber Cislenko, punto di forza dei CCCP – Fedeli alla Linea (la linea non c’è).

Vi ricordate che qualche migliaio di righe fa avevo parlato di due gol di Haller passati ingiustamente in secondo piano? Ecco, il primo è uno dei due segnati proprio contro l’Unione Sovietica (per la cronaca l’altro lo sigla il giovane ma già carismatico Beckenbauer).

Il gol di Haller ricorda molto quelli che segno io durante i match del Calcetto & #Wellness

Siamo ad un punto cruciale della nostra storia.
L'URSS che esce sconfitta dalla semifinale è una squadra notevole, che difficilmente sarebbe stata messa sotto ben due volte in modo così netto e perentorio, per cui è lecito credere che qualcosa non torni. E infatti divampano le polemiche e, con la stampa italiana occupata a macellare mediaticamente gli Azzurri usciti malconci dal match disputato contro quella che tutti (gazzettieri in primis) avevano etichettato come “una squadra di ridolini”, tocca ai giornalisti francesi denunciare favoritismi nei confronti della Germania, la quale, pur mostrando il calcio peggiore del Mondiale, è riuscita a far saltare il canestro tutte le volte. Lineker al tempo aveva solo 6 anni, e diverse primavere più tardi avrebbe detto che “Il calcio è uno sport semplice: si gioca in undici contro undici e alla fine vincono i tedeschi”, ma in realtà il Mondiale del ’66 è l’eccezione che conferma la regola dato che undici tedeschi avevano giocato e vinto contro dieci argentini (uno espulso), un’altra contro nove uruguagi (due espulsi) e l’ultima contro nove russi (uno espulso e il secondo “arvinà”, per dirla nel dialetto del Frignano).
Sì, insomma, i nazionali crucchi non sono proprio gente profumata di sole e di speranza, non lo sono mai stati, ma questa volta hanno esagerato e c’è qualcuno che, proprio alla fine del match contro i sovietici, ha mal digerito i gol del Kaiser e del Casanova di Germania Haller, e se l’è legata al dito.

Una delle immagini della partita tra Germania e URSS

Giorgio Gaber direbbe:”Qualcuno era comunista”, e avrebbe ragione, perché qualcuno cui non erano andati giù i due gol segnati contro la Grande Madre Russia, era comunista "daboun mia da burla" e avrebbe vinto il premio come miglior attore non protagonista nel corso della finale tra Germania e Inghilterra.

Evito di farvi la cronistoria di quanto successo a Wembley, per cui these are the facts: finisce 4 a 2 per gli inglesi, tre gol li segna Geoff Hurst (‘na roba da regord!) ma uno di questi viene definito, per la prima volta nella storia del calcio, “fantasma”. Per la Germania invece segnano Haller (e questo è il secondo dei due gol di cui nessuno ha mai sentito parlare) che terminerà secondo solo ad Eusebio nella classifica dei cannonieri del torneo, e Weber.
Per maggiori delucidazioni si ammiri il video instagram che segue.



Dal 2'41''...sempre se non avete pazienza, ma guardatelo tutto, bestie!

Ebbene, il gol di Hurst che, per intenderci, taglia le gambe alla Germania e permette ai Tre Leoni di portarsi a casa l’uovo e la ballotta, non è da considerarsi tale perché il pallone, dopo aver picchiato la traversa, carambola nettamente prima della riga di porta.
La rete viene convalidata dopo una “discussione” tra arbitro e guardalinee.
Il virgolettato è d'obbligo perché al tempo l'inglese non è ancora la seconda lingua d'Europa e non è chiaro come l'arbitro svizzero Dienst abbia comunicato con il segnalinee sovietico Bachramov. Dalle immagini pare che si siano compresi a gesti e che un gol dapprima non ravvisato venga successivamente dichiarato valido solo su suggerimento dell'assistente.

Uno può anche non crederci ma questo signore è divenuto, in seguito a questa decisione, un eroe nazionale. Lo stadio di Baku, Capitale dell'Azeirbaigian è dedicato a lui. I due veterani di gioco sono Hurst, attaccante inglese e Tilkowski, portiere della Germania Ovest.

Qualcuno era comunista, dicevo, e quel qualcuno era il guardalinee sovietico (per la precisione azero) Tofik Bachramov, al quale non era piaciuto come la Germania Ovest di Haller avesse cacciato fuori la nazionale della propria Federazione natia.
Esistono diverse teorie circa i motivi che spinsero il signor Bachramov a prendere, volontariamente, una decisione sbagliata e mallevare l'arbitro Dienst di una responsabilità così grave. L'unica cosa chiara risulta, tuttora, il movente: danneggiare la Germania.
  1. Siamo in piena Guerra Fredda. Per noi forse è qualcosa di inconcepibile ma al tempo era una questione dannatamente seria e la battaglia si combatteva su più tavoli, non aveva importanza quali fossero: se il Muro di Berlino o una semifinale del Campionato del Mondo, non faceva difetto.
  2.  Il ricordo della guerra (contestualizzate la cosa: Germania contro Inghilterra, e uno degli uomini in nero è un ex-sergente dell'Armata Rossa: tetro e drammatico amarcord, in salsa sportiva ok, ma pur sempre tetro e drammatico amarcord) è ancora vivo e, anche se nessuno di questi calciatori è mai stato in guerra, sembra che ai tifosi inglesi rivolti al signor Tofik, o allo stesso Bachramov nei confronti di un giocatore tedesco, sia scappato detto:”Ricordati di Stalingrado!” che in quei momenti era peggio di un:”tua sorella è sempre stata ‘na puttana!”

Leggeri, gli inglesi... 

Ora: la domanda che mi son fatto io è questa. Come fu possibile che, dati cause e pretesti, la commissione designatrice avesse sottovalutato l'evolversi di un tale caravanserraglio di decisioni viziate? Possibile che nessuno dei membri avesse pensato che certe scelte avrebbero potuto inficiare sul risultato del match? O erano tutti completamente scemi (non detto scemi, ho detto geni! Cit. Fernando Alonso), o qualcuno di loro era in malafede.
La risposta giusta è la seconda. Bachramov aveva corrotto un membro della commissione designatrice affinché la scelta del guardalinee ricadesse su di lui.
A questo punto della storia c'è un'altra interessante domanda da farsi: a quanto ammontavano i trenta denari sborsati per la concussione? La risposta ha dell'incredibile, e se questo fosse un talk show manderei la pubblicità più lunga della storia della televisione dopodiché v’accoglierei con un plastico scala 1:2 della situazione, chiederei a Saviano di dire la sua sul Meridione, ma non lo è per cui vado al sodo, e spero di stupirvi dicendo che “pare” si trattasse di mezzo chilo di uova di storione, più comunemente conosciuto come caviale.

Uno dei tipici crostini a base di Caviale de La Sorgente 

C'è chi dice che la vendetta è un piatto che va servito freddo e chi, come me, pensa che sia un piatto da spaccare in faccia. Il signor Bachramov invece pensava fosse caviale, con buona pace di quel magnifico calciatore che fu Haller e di quei suoi due gol, i quali, senza che il tombeur de femmes di Sestola potesse nemmeno lontanamente immaginarlo, innescarono la rabbia di un perfetto sconosciuto, contribuendo a cambiare le sorti di un intero Mondiale, condannare il proprio paese all’ennesima sconfitta, e creare uno dei precedenti più discussi e discutibili del calcio come noi lo conosciamo. A volte non segnare è preferibile a far gol, specie se due reti comportano butterfly effects dal peso specifico incalcolabile. E se ci pensate, in Inghilterra andò proprio così.
Certo, se Bachramov non avesse avuto a disposizione un bene che, a causa della Guerra Fredda, era praticamente impossibile da reperire fuori dall’Unione Sovietica, forse racconteremmo la storia di Haller, della trionfale cavalcata della Germania Ovest e di quando segnò in finale di Coppa del Mondo, sollevando la Coppa Rimet a Wembley, nell’odiata Inghilterra. Sicuramente però sarebbe una storia meno interessante.

* Per la cronaca, la mia ex-collega è stata la mia massima maestra di lavoro. Se mai dovessi insegnare il mio lavoro a qualcuno, farei come lei ha fatto con me. Dovesse leggere dell'aneddoto sopra-riportato sono certo che non se ne metterà anche perchè ei (nel senso di Haller) fu, con tutte le attenuanti che sappiamo, ma ei fu. 

Imprescindibile questo sito cui ho tratto principio e ispirazione, di cui ringrazio il gestore.
http://eupallog-stories.blogspot.it/2012/07/lineffabile-storia-di-tofik-bachram.html

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