Pievepelago, Paleolitico Medio. Bologna FC in amichevole
Era l'autunno del 2012, ero al lavoro, e in un momento di pausa, mentre leggevo le news sul sito del Corsera, m'imbatto in una notizia che calamita la mia attenzione e senza volere ne dico il titolo ad alta voce:”È morto Haller.” Al tempo ero in ufficio con due signore di sessant'anni che a di lì a poco sarebbero andate in pensione, e nel sentirmi dire così, la più alta in grado mi chiede:”Haller? Il tedesco? Quello che giocava a Bologna?”, ed io, enormemente meravigliato dalle sue parole le replico:”Proprio lui, come fai a sapere chi fosse?”
Bello magari non lo era
Non
resistendo le faccio il domandone:”E tua madre?”
Probabilmente
l'avevo formulato male o non andava proprio fatto perché “Certo che no, ma per
chi l'hai presa?” e -lavorativamente parlando- quella giornata, quella seguente
e quella ancora dopo sarebbero state un massacro.*
La Sciura in questione
CAPITOLO
2 – UBER HALLER
Attenzione:
il Bologna cui mi sono riferito non è quello “che tremare il mondo fa” bensì il
Bologna del “così si gioca solo in Paradiso”, Campione d'Italia del 1964,
vincitrice del primo e finora unico Scudetto assegnato per spareggio.
Addentrarsi
negli accadimenti di quel campionato sarebbe interessante ma lungo, e poi la
Dotta è piena di giornalisti e luminari del pallone che ne sanno più di me e ai
quali potreste rivolgervi per conoscere storie e leggende di quell'avvincente
torneo, tra scandali di doping, presidenti colti da infarto sul più bello
(Dall'Ara, Presidentissimo del Bologna morì quattro giorni prima di vedere la propria
squadra battere l'Inter Campione d'Europa di Helenio Herrera e aggiudicarsi
così il Tricolore), e smanie di spareggio. Infatti, per la rubrica “forse non
tutti sanno che”, e anche perché entrambi noi autori del blog siamo di Modena e
quello bello dei due tifa Sampdoria, lo stesso giorno dello spareggio di Roma
tra Bologna e Inter, a Milano se ne giocò un altro, guarda un po', proprio tra
Gialli e Blucerchiati. Chi retrocesse? Non posso che rimandarvi ancora una
volta al massimo esperto di football della regione che ho precedentemente
tirato in ballo, di sicuro lui lo sa.
Il Civ, esempio
di sobria cultura bolognese nonché di eleganza lessicale e buona educazione
Io
però vorrei utilizzare Haller a mo' di volano della vicenda che vorrei
raccontare perché due suoi gol, bellamente passati in cavalleria, racchiudono
una storia poco conosciuta che aspetta solo d'essere scritta da penne migliori
della mia, ma in cui io desidero comunque cimentarmi. Per cui, all'alba della
seconda pagina di word, s'attacca a sonà e, a ritmo di trotto, conto d’arrivare
presto a un dunque.
Helmut
Haller nasce ad Augsburg nel 1939, trequartista, all'occorrenza attaccante,
quel ruolo che in pieno romanticismo si sarebbe detto “mezzala”.
Ma
questa è accademia, è come quando nelle interrogazioni di italiano alla
domanda:”Parlami di Machiavelli”, c'è sempre lo scienziato che risponde con un
inutile e stucchevole:”Nato a Firenze nel 1469, cancelliere della Repubblica
fiorentina...”, quand'è chiaro a tutti che deve solamente sbrodolare qualche
nozione de “Il Principe”, e se ne tornerebbe al banco con un ecumenico 6+ e
buonanotte al secchio, ci si vede il prossimo quadrimestre.
Haller
è un tipo strano. È un tedesco atipico, atipico in tutto.
Ha
un debole per la buona cucina, il vino rosso e le belle donne (#afigaforte), e
una volta arrivato a Bologna non impiega molto a capire che quello che riesce
meglio alle rezdore del posto non sono i tortellini.
A
Torino, perché dopo quella del club emiliano indosserà anche la casacca
bianconera (con cui vincerà due scudetti), lo chiamano “Il Napoletano”, per il
suo modo di fare estroverso e giocoso. Non proprio esempio di campione da “alle
otto tutti nel trapuntino”, ma amante della bella vita e dei locali notturni,
proprio durante la sua permanenza juventina viene escluso dalla squadra
titolare alla vigilia di un derby, perchè pizzicato in un night di
Wolverhampton, con un bottiglia di champagne in mano, dopo una gara di Coppa
Uefa. Per la cronaca il Toro ringrazierà Vycpalek, allenatore della Giuventus,
passerà all'incasso e vincerà 2 a 1.
“Al Tudàsc”, come lo chiamavano affettuosamente a Bononia, è un Dieci, ma un Dieci per davvero, e anche questo fa strano se si pensa che è crucco e che terra di Cermania non ha mai esportato troppi fantasisti degni di tale nome e tale numero. Ma Helmut è diverso e non a caso nel 1999 verrà eletto “Centrocampista tedesco del secolo”.
Haller
calcia preciso e forte con entrambi i piedi, combina un magnifico possesso
palla ad un eccellente dribbling,
inquadra straordinariamente bene la porta, e, non ultimo, sublima gli
attaccanti supportandoli con passaggi “alla muta”, ricavati in varchi larghi
non più di un pallone, che riesce ad immaginare solo lui. È solito ripetere ai
compagni che gli chiedono palla “Tu non chiama! Io vedo e ti dà”, e questa
indicazione è perfetta sintesi del suo stile di gioco.
CAPITOLO
3 – IL GOL FANTASMA, OVVERO DELLA SUBDOLA MANLEVA SOVIETICA
"Proteggerti da cosa? Dai teTeschi?"
Bignami
sull'Haller “italiano” scritto, letto e vidimato, scappiamo su a Bonn (non
ancora Berlino: distinzione importante, ocio!) e prendiamo in considerazione
l'Haller europeo, un vero e proprio castigo di Dio per i portieri delle
Nazionali avversarie, tanto che Beckenbauer, suo compagno nella
rappresentativa della Germania Ovest, ha
detto di lui:”È stato sicuramente uno dei migliori calciatori con cui abbia mai
giocato”. Considerando
che in Germania Kaiser Franz ha potere di parola pressoché illimitato, si tratta
di una dichiarazione “importante”, tanto per andare in prestito di un aggettivo
appartenente alla ricca terminologia di Salvatore Bagni.
Una
foto della Premiata Ditta Tetesca Haller & Beckenbauer
Corre
l'anno 1966 e, proprio nel momento di massimo fulgore di Haller, in Inghilterra
si disputano i Campionati Mondiali di calcio, che la Perfida Albione s'è
aggiudicata alla puttanesca, essendo britannico il Chairman della FIFA ed
essendo altrettanto lapalissiano il conflitto di interessi. Ma tant’è, queste
cose fanno schifo quando a farle sono gli italiani, a qualsiasi altro popolo
europeo vengono condonate.
La
Deutscher Fussball Bund viene da due Mondiali opachi ed ha grande voglia di
rivalsa: senza troppi patemi si presenta in semifinale contro l'URSS.
Dall'altro capo del filo ci sono -manco a dirlo- i padroni di casa, i quali,
per poter disputare la finale devono prima liquidare il Portogallo di un certo
Signor Eusebio.
Eusebio
Nonostante
un'ottima partita dei lusitani, i Tre Leoni volano in finale, intenzionati a
certificare che la patria della Coppa Rimet non possa che essere inglese. I
teTeschi invece non hanno vita facile contro i sovietici e se riescono ad
imporsi per due a uno, molto lo si deve all’infortunio di Sabo (al tempo non
potevano essere effettuate sostituzioni) e all'espulsione da parte dell'arbitro
Concetto Lo Bello (lo stesso -combinazione- dello spareggio tra Bologna e
Inter) del bomber Cislenko, punto di forza dei CCCP – Fedeli alla Linea (la
linea non c’è).
Vi
ricordate che qualche migliaio di righe fa avevo parlato di due gol di Haller
passati ingiustamente in secondo piano? Ecco, il primo è uno dei due segnati
proprio contro l’Unione Sovietica (per la cronaca l’altro lo sigla il giovane
ma già carismatico Beckenbauer).
Il gol di Haller ricorda molto quelli che segno io durante i match del Calcetto & #Wellness
Siamo
ad un punto cruciale della nostra storia.
L'URSS
che esce sconfitta dalla semifinale è una squadra notevole, che difficilmente
sarebbe stata messa sotto ben due volte in modo così netto e perentorio, per
cui è lecito credere che qualcosa non torni. E infatti divampano le polemiche
e, con la stampa italiana occupata a macellare mediaticamente gli Azzurri
usciti malconci dal match disputato contro quella che tutti (gazzettieri in
primis) avevano etichettato come “una squadra di ridolini”, tocca ai
giornalisti francesi denunciare favoritismi nei confronti della Germania, la
quale, pur mostrando il calcio peggiore del Mondiale, è riuscita a far saltare
il canestro tutte le volte. Lineker al tempo aveva solo 6 anni, e diverse
primavere più tardi avrebbe detto che “Il calcio è uno sport semplice: si gioca
in undici contro undici e alla fine vincono i tedeschi”, ma in realtà il
Mondiale del ’66 è l’eccezione che conferma la regola dato che undici tedeschi
avevano giocato e vinto contro dieci argentini (uno espulso), un’altra contro
nove uruguagi (due espulsi) e l’ultima contro nove russi (uno espulso e il
secondo “arvinà”, per dirla nel dialetto del Frignano).
Sì,
insomma, i nazionali crucchi non sono proprio gente profumata di sole e di
speranza, non lo sono mai stati, ma questa volta hanno esagerato e c’è qualcuno
che, proprio alla fine del match contro i sovietici, ha mal digerito i gol del
Kaiser e del Casanova di Germania Haller, e se l’è legata al dito.
Una delle immagini della partita tra Germania e URSS
Giorgio
Gaber direbbe:”Qualcuno era comunista”, e avrebbe ragione, perché qualcuno cui
non erano andati giù i due gol segnati contro la Grande Madre Russia, era
comunista "daboun mia da burla" e avrebbe vinto il premio come miglior attore non
protagonista nel corso della finale tra Germania e Inghilterra.
Evito
di farvi la cronistoria di quanto successo a Wembley, per cui these are the
facts: finisce 4 a 2 per gli inglesi, tre gol li segna Geoff Hurst (‘na roba da
regord!) ma uno di questi viene definito, per la prima volta nella storia del
calcio, “fantasma”. Per la Germania invece segnano Haller (e questo è il
secondo dei due gol di cui nessuno ha mai sentito parlare) che terminerà
secondo solo ad Eusebio nella classifica dei cannonieri del torneo, e Weber.
Per
maggiori delucidazioni si ammiri il video instagram che segue.
Ebbene,
il gol di Hurst che, per intenderci, taglia le gambe alla Germania e permette
ai Tre Leoni di portarsi a casa l’uovo e la ballotta, non è da considerarsi tale
perché il pallone, dopo aver picchiato la traversa, carambola nettamente prima
della riga di porta.
La
rete viene convalidata dopo una “discussione” tra arbitro e guardalinee.
Il
virgolettato è d'obbligo perché al tempo l'inglese non è ancora la seconda
lingua d'Europa e non è chiaro come l'arbitro svizzero Dienst abbia comunicato
con il segnalinee sovietico Bachramov. Dalle immagini pare che si siano
compresi a gesti e che un gol dapprima non ravvisato venga successivamente
dichiarato valido solo su suggerimento dell'assistente.
Uno
può anche non crederci ma questo signore è divenuto, in seguito a questa
decisione, un eroe nazionale. Lo stadio di Baku, Capitale dell'Azeirbaigian è dedicato a lui. I due veterani di gioco sono Hurst, attaccante inglese e Tilkowski,
portiere della Germania Ovest.
Qualcuno
era comunista, dicevo, e quel qualcuno era il guardalinee sovietico (per la
precisione azero) Tofik Bachramov, al quale non era piaciuto come la Germania
Ovest di Haller avesse cacciato fuori la nazionale della propria Federazione
natia.
Esistono
diverse teorie circa i motivi che spinsero il signor Bachramov a prendere,
volontariamente, una decisione sbagliata e mallevare l'arbitro Dienst di una
responsabilità così grave. L'unica cosa chiara risulta, tuttora, il movente:
danneggiare la Germania.
- Siamo in piena Guerra Fredda. Per noi forse è qualcosa di inconcepibile ma al tempo era una questione dannatamente seria e la battaglia si combatteva su più tavoli, non aveva importanza quali fossero: se il Muro di Berlino o una semifinale del Campionato del Mondo, non faceva difetto.
- Il ricordo della guerra (contestualizzate la cosa: Germania contro Inghilterra, e uno degli uomini in nero è un ex-sergente dell'Armata Rossa: tetro e drammatico amarcord, in salsa sportiva ok, ma pur sempre tetro e drammatico amarcord) è ancora vivo e, anche se nessuno di questi calciatori è mai stato in guerra, sembra che ai tifosi inglesi rivolti al signor Tofik, o allo stesso Bachramov nei confronti di un giocatore tedesco, sia scappato detto:”Ricordati di Stalingrado!” che in quei momenti era peggio di un:”tua sorella è sempre stata ‘na puttana!”
Leggeri, gli inglesi...
Ora:
la domanda che mi son fatto io è questa. Come fu possibile che, dati cause e
pretesti, la commissione designatrice avesse sottovalutato l'evolversi di un
tale caravanserraglio di decisioni viziate? Possibile che nessuno dei membri
avesse pensato che certe scelte avrebbero potuto inficiare sul risultato del
match? O erano tutti completamente scemi (non detto scemi, ho detto geni! Cit.
Fernando Alonso), o qualcuno di loro era in malafede.
La
risposta giusta è la seconda. Bachramov aveva corrotto un membro della
commissione designatrice affinché la scelta del guardalinee ricadesse su di
lui.
A
questo punto della storia c'è un'altra interessante domanda da farsi: a quanto
ammontavano i trenta denari sborsati per la concussione? La risposta ha
dell'incredibile, e se questo fosse un talk show manderei la pubblicità più
lunga della storia della televisione dopodiché v’accoglierei con un plastico
scala 1:2 della situazione, chiederei a Saviano di dire la sua sul Meridione,
ma non lo è per cui vado al sodo, e spero di stupirvi dicendo che “pare” si
trattasse di mezzo chilo di uova di storione, più comunemente conosciuto come
caviale.
Uno dei tipici crostini a base di Caviale de La Sorgente
C'è
chi dice che la vendetta è un piatto che va servito freddo e chi, come me,
pensa che sia un piatto da spaccare in faccia. Il signor Bachramov invece
pensava fosse caviale, con buona pace di quel magnifico calciatore che fu
Haller e di quei suoi due gol, i quali, senza che il tombeur de femmes di
Sestola potesse nemmeno lontanamente immaginarlo, innescarono la rabbia di un
perfetto sconosciuto, contribuendo a cambiare le sorti di un intero Mondiale,
condannare il proprio paese all’ennesima sconfitta, e creare uno dei precedenti
più discussi e discutibili del calcio come noi lo conosciamo. A volte non
segnare è preferibile a far gol, specie se due reti comportano butterfly
effects dal peso specifico incalcolabile. E se ci pensate, in Inghilterra andò
proprio così.
Certo,
se Bachramov non avesse avuto a disposizione un bene che, a causa della Guerra
Fredda, era praticamente impossibile da reperire fuori dall’Unione Sovietica,
forse racconteremmo la storia di Haller, della trionfale cavalcata della
Germania Ovest e di quando segnò in finale di Coppa del Mondo, sollevando la
Coppa Rimet a Wembley, nell’odiata Inghilterra. Sicuramente però sarebbe una
storia meno interessante.
* Per la cronaca, la mia ex-collega è stata la mia massima
maestra di lavoro. Se mai dovessi insegnare il mio lavoro a qualcuno, farei
come lei ha fatto con me. Dovesse leggere dell'aneddoto sopra-riportato sono
certo che non se ne metterà anche perchè ei (nel senso di Haller) fu, con tutte
le attenuanti che sappiamo, ma ei fu.
Imprescindibile questo sito cui ho tratto principio e ispirazione, di cui ringrazio il gestore.
http://eupallog-stories.blogspot.it/2012/07/lineffabile-storia-di-tofik-bachram.html
Nessun commento:
Posta un commento