DIZIONARIO SEMISERIO DI GIOCATORI CHE MI SONO RIMASTI IN TESTA SENZA UN MOTIVO APPARENTE

Aloisi John: a mia memoria fu il primo "socceroo" a calcare i campi del massimo campionato italiano. Venne acquistato e presentato in pompa magna dalla Cremonese di Gigi Simoni nel novembre del 1995: si rivelò un bel mago ma un vergognoso bluff. Di lui resta il record (poi eguagliato da Ernesto Javier Chevanton) del gol più veloce di uno straniero in serie A.
Beiesdorfer Dietmar: meteora di passaggio alla Reggiana, nome impronunciabile, fascino teutonico, cognome farmaceutico. Nella mia memoria turbinava vago il ricordo di aver letto la sua triste storia: infortunatosi al ginocchio i medici che lo avevano in cura gli diagnosticarono un male incurabile. Pensavo fosse morto, invece si trattava di una buffonata del mio cervello e l'impronunciabile Dietmar sta bene e lavora nel direttivo dell'Amburgo, squadra tedesca di prima divisione.
Cossato Michele: un eroe del periodo veronese di inizio millennio. Segnò il gol decisivo nelle spareggio salvezza contro la Reggina nella stagione 2001-02. In quel Verona c'era anche Oddo. Immaginatevi che festa.
Dieng Oumar: difensore coloured francese che arrivò alla Sampdoria nel 1996 e subito diventò mio idolo personale. Giocatore grande e grosso che però aveva due difettucci: non riusciva a colpire bene il pallone e a marcare correttamente il suo avversario diretto. Ma era uno che si impegnava. Mi è rimasto impresso un gol subito dalla Sampdoria in cui il mio eroe del momento, completamente solo, sbaglia il tempo del colpo di testa e manda in porta un giocatore avversario basta sia. Nella stessa sessione estiva il Parma comprò un difensore francese di nome Lilian Thuram. Qualcosa era andato storto.
Emerson Ferreira da Rosa: centrocampista totale, dalla forza fisica e dall'intelligenza incredibili ma, soprattutto, dalla dignità infinita. Nel 2004 passò, insieme a Fabio "mai e poi mai allenerò la Juventus" Capello, dalla Roma alla Juve adducendo come motivazione il fatto che stava cadendo in depressione. Torino, infatti, è unanimemente nota come città solare e anti-depressione. Vinse il premio "Cretino dell'anno 2002" per essersi rotto la spalla durante un allenamento con la sua nazionale nel mondiale, poi vinto dal Brasile, di Corea e Giappone. Voleva dimostrare di essere un fenomeno anche tra i pali.
Frick Mario: arrivò dal Lichtestein e non era un banchiere. Con le sue reti esaltò Terni, Verona e Siena. LA VIE C'EST FANTASTIQUE QUANDO SEGNA MARIO FRICK.
Goycochea Sergio: portiere dell'Argentina durante i mondiali di Italia '90, fu il primo giocatore che maledissi con una cognizione di causa e cattiveria inaudita. Con quella divisa da clown fece piangere l'Italia tutta (o quasi).
Hendry Colin: scozzese, faceva parte del mitico Blackburn di Shearer e Sutton che vinse la Premier nel 1995. Aspetto da "Rosso Malpelo", interventi ai limiti del codice penale e dimenticanze clamorose, ricordo, e non so perchè, una sua doppietta in maglia scozzese contro San Marino. In foto veniva sempre male.
Inzaghi Simone: una sera dell'estate 2005 a Milano Marittima (dopo i sei mesi vergognosi giocati con la Sampdoria) incontrò una delegazione del Frignano '74 (squadra nella quale ho militato) e mi colpirono i suoi occhi vitrei. Dopo che lo ebbi insultato pesantemente "Hai rubato lo stipendo eh, bidone?", venne messo a terra da "Giana" Gianelli perchè, a suo dire, stava litigando con un altro compagno del Frignano, Denny. Finì tutto a tarallucci e cuba libre.
Jardel Mário Almeida Ribeiro: bomber del Porto di fine anni '90, arriva all'Ancona nella stagione 2004-05 e viene accolto come il salvatore della patria. Il problema che più che un salvatore aveva le movenze di un salvagente. O di una camera ad aria. Clamorosamente sovrappeso, si intascò gli spicci di Pieroni e se ne andò a concludere la sua carriera in Sud America.
Kallaste Risto: terzino estone di scuola classica, con una coordinazione infinita.
Lineker Gary: senza timore di smentita posso affermare che è stato il miglior centravanti inglese di sempre. Di lui ricorderò l'aforisma "Il calcio è uno sport semplice: si gioca in undici contro undici ed alla fine vincono i tedeschi", le caterve di gol segnate col Tottenham, la Coppa delle Coppe che vinse con la maglia del Barcellona contro la Sampdoria nel 1989 e che durante i mondiali del 1990 se la fece addosso in campo. E non mi riferisco alla pipì.
Marulanda: storico difensore sudamericano con il vizio di Riccardo Ferri e il dono dell'ubiquità.
Napoleoni Stefano: per le serie "italiani popolo di emigranti", romano, classe 1986, gioca nella serie B greca con il Levadiakos. Si dice che venne scoperto da Zibì Boniek nel 2006 mentre giocava nel Tor di Quinto, squadra della periferia romana, che lo ingaggiò nella squadra polacca di cui allora era dirigente: il Widzew Lódz. Da lì passò in Grecia nel 2009. Se ve lo state chiedendo, sappiate che la serie B greca esiste davvero.
Osmanovski Yksel: simpatico apripista dei bomber zingari provenienti dalla Svezia, formò nel Bari di Eugenio "Fascio" Fascetti una strana ma prolifica coppia gol col sudafricano Philemon Masinga. Da ricordare, oltre alle difficoltà che incontrava Franco Strippoli nel pronunciare il suo nome a '90° minuto', una doppietta a San Siro contro il Milan. Strepitoso gol in pallonetto e cuore di ghiaccio nello sfruttare uno dei tanti svarioni del "butteratissimo" Ziege.
Provitali-Caruso: coppia d'attacco storica del Modena (anche se Caruso era più una mezza punta ad essere onesti). Storica poichè non erano solo compagni di reparto, ma anche di figurina. Per la serie B, infatti, i giocatori ritratti in una singola figurina erano due. Provitali-Caruso nell'annata 1992-93, me li ricordo ovunque. Dio mio, persino due nello stesso pacchetto! Anche se non belli me li immaginavo almeno simpatici, pronti alla battuta ecco.
Quaresma Ricardo Andrade Bernardo: per la serie "All'improvviso uno sconosciuto", una calda estate di 5 anni addietro l'Inter acquista dal Porto una trivella da 25 milioni di euro. Peccato che l'unica cosa che forò furono le palle dei suoi tifosi. A fare i "boni" in Turchia son bravi tutti. Guardate Felipe Melo...
Riquelme Juan Romàn: in Argentina hanno lo strano vizio, da quando El Pibe de Oro ha appeso gli scarpini al chiodo, di definire qualsiasi giocatore che assomigli vagamente ad un numero dieci "Il nuovo Maradona". Anche Riquelme non sfuggì al paragone leggermente ingombrante, ma sta concludendo una bella carriera nella quale si è anche messo alla prova col il calcio europeo. Dimostrando di avere il sangue freddo nei momenti che contano.
Salenko Oleg: semi-sconosciuto centravanti russo vinse (e credo sia l'unico caso nella storia del calcio) il titolo di capocannoniere ai mondiali di calcio pur venendo eliminato al primo turno. Era il mondiale americano e, dopo un gol su rigore alla Svezia, segnò 5 reti contro il Camerun. La partita finì 6-1 e per i leoni indomabili segnò Roger Milla, il realizzatore più anziano in una fase finale della Coppa del Mondo.
Tøfting Stig: le apparenze spesso ingannano, ma in questo caso no. Dietro al look da galeotto e il fisico da picchiatore di professione, c'è un ex galeotto e un picchiatore di professione. Nel tempo libero era un centrocampista di rottura. Inoltre, caso più unico che raro, rifiutò, dopo essere stato regolarmente eletto, la carica di sindaco della sua cittadina perchè, alla fine della fiera, non gliene importava un granché.
Ungari Luca: uno dei protagonisti (?) della cavalcata che portò il Modena dalla C-1 alla serie A, difensore arcigno che venne definito da più parti "scarso come il peccato". Dicono che fosse, però, molto gentile ed educato fuori dal campo.
Valderrama Carlos Alberto: con quella criniera leonina ha stregato il Sud America e anche il sottoscritto. In molti parlarono di lui, ma la frase che lo rappresenta di più la sentii al mare durante i mondiali americani del 1994. Romania-Colombia si disputava ad un orario improponibile e nella sala tv dell'albergo c'erano poche persone a gustarsi quello spettacolo. Un signore seduto non distante da me e dal mio vecchio, dopo l'ennesimo pallone perso da Valderrama sentenziò: "Quello lì è una moviola pettinata da battona!". Io lo difenderò sempre, anche perchè Matias Cornia mi raccontò che tirava i rigori senza alcun passo di rincorsa. Sarà vero?
Wörns Christian: classico centrale difensivo di scuola teutonica, grande, grosso e dallo sguardo poco raccomandabile. Partecipò con la nazionale tedesca alle fallimentari spedizioni del mondiale '98 in Francia (espulso nei quarti di finali persi 3-0 contro la Croazia) e dell'europeo del 2004 (Germania fuori al primo turno). La Gialappa's Band, durante le radiocronache di quel mondiale, tradusse il suo cognome in "vomito molto caldo" e questa cosa mi fece molto ridere.
Xavier Abel Luís da Silva Costa: terzino portoghese dal gusto trash per le acconciature, approdò a Bari nel 1995 e venne silurato otto partite dopo. Peregrinò in lungo e in largo per l'Europa senza mai rinunciare al suo marchio di fabbrica: i capelli da trattamento sanitario obbligatorio. Giocò da titolare gli Europei del 2000 e causò, con un fallo su Zinedine Zidane, il rigore che decise la semifinale Francia-Portogallo. Protestò come se non ci fosse un domani e, credo anche a causa del suo aspetto, si beccò 9 mesi di squalifica.
Yorke Dwight Eversley: protagonista nel Manchester United del "treble" di fine secolo scorso, formava con Andy Cole una straordinaria coppia d'attacco sia dentro che fuori dal campo. I "Calipso Boys" regalarono magie e, si narra, portavano il loro buon umore ad ogni festa per scambisti che si rispettasse.
Zoro Marc: durante un Messina-Inter, sfinito dagli insulti razzisti, prese il pallone in mano e, proprio come si farebbe in un qualsiasi campetto di asilo o scuola elementare, decise che "Il pallone è mio e adesso smettiamo di giocare". Una scena pateticamente perfetta.

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