Beiesdorfer Dietmar: meteora di passaggio alla Reggiana, nome impronunciabile, fascino teutonico, cognome farmaceutico. Nella mia memoria turbinava vago il ricordo di aver letto la sua triste storia: infortunatosi al ginocchio i medici che lo avevano in cura gli diagnosticarono un male incurabile. Pensavo fosse morto, invece si trattava di una buffonata del mio cervello e l'impronunciabile Dietmar sta bene e lavora nel direttivo dell'Amburgo, squadra tedesca di prima divisione.
Cossato Michele: un eroe del periodo veronese di inizio millennio. Segnò il gol decisivo nelle spareggio salvezza contro la Reggina nella stagione 2001-02. In quel Verona c'era anche Oddo. Immaginatevi che festa.
Dieng Oumar: difensore coloured francese che arrivò alla Sampdoria nel 1996 e subito diventò mio idolo personale. Giocatore grande e grosso che però aveva due difettucci: non riusciva a colpire bene il pallone e a marcare correttamente il suo avversario diretto. Ma era uno che si impegnava. Mi è rimasto impresso un gol subito dalla Sampdoria in cui il mio eroe del momento, completamente solo, sbaglia il tempo del colpo di testa e manda in porta un giocatore avversario basta sia. Nella stessa sessione estiva il Parma comprò un difensore francese di nome Lilian Thuram. Qualcosa era andato storto.
Emerson Ferreira da Rosa: centrocampista totale, dalla forza fisica e dall'intelligenza incredibili ma, soprattutto, dalla dignità infinita. Nel 2004 passò, insieme a Fabio "mai e poi mai allenerò la Juventus" Capello, dalla Roma alla Juve adducendo come motivazione il fatto che stava cadendo in depressione. Torino, infatti, è unanimemente nota come città solare e anti-depressione. Vinse il premio "Cretino dell'anno 2002" per essersi rotto la spalla durante un allenamento con la sua nazionale nel mondiale, poi vinto dal Brasile, di Corea e Giappone. Voleva dimostrare di essere un fenomeno anche tra i pali.
Frick Mario: arrivò dal Lichtestein e non era un banchiere. Con le sue reti esaltò Terni, Verona e Siena. LA VIE C'EST FANTASTIQUE QUANDO SEGNA MARIO FRICK.
Inzaghi Simone: una sera dell'estate 2005 a Milano Marittima (dopo i sei mesi vergognosi giocati con la Sampdoria) incontrò una delegazione del Frignano '74 (squadra nella quale ho militato) e mi colpirono i suoi occhi vitrei. Dopo che lo ebbi insultato pesantemente "Hai rubato lo stipendo eh, bidone?", venne messo a terra da "Giana" Gianelli perchè, a suo dire, stava litigando con un altro compagno del Frignano, Denny. Finì tutto a tarallucci e cuba libre.
Jardel Mário Almeida Ribeiro: bomber del Porto di fine anni '90, arriva all'Ancona nella stagione 2004-05 e viene accolto come il salvatore della patria. Il problema che più che un salvatore aveva le movenze di un salvagente. O di una camera ad aria. Clamorosamente sovrappeso, si intascò gli spicci di Pieroni e se ne andò a concludere la sua carriera in Sud America.
Kallaste Risto: terzino estone di scuola classica, con una coordinazione infinita.
Lineker Gary: senza timore di smentita posso affermare che è stato il miglior centravanti inglese di sempre. Di lui ricorderò l'aforisma "Il calcio è uno sport semplice: si gioca in undici contro undici ed alla fine vincono i tedeschi", le caterve di gol segnate col Tottenham, la Coppa delle Coppe che vinse con la maglia del Barcellona contro la Sampdoria nel 1989 e che durante i mondiali del 1990 se la fece addosso in campo. E non mi riferisco alla pipì.
Osmanovski Yksel: simpatico apripista dei bomber zingari provenienti dalla Svezia, formò nel Bari di Eugenio "Fascio" Fascetti una strana ma prolifica coppia gol col sudafricano Philemon Masinga. Da ricordare, oltre alle difficoltà che incontrava Franco Strippoli nel pronunciare il suo nome a '90° minuto', una doppietta a San Siro contro il Milan. Strepitoso gol in pallonetto e cuore di ghiaccio nello sfruttare uno dei tanti svarioni del "butteratissimo" Ziege.
Quaresma Ricardo Andrade Bernardo: per la serie "All'improvviso uno sconosciuto", una calda estate di 5 anni addietro l'Inter acquista dal Porto una trivella da 25 milioni di euro. Peccato che l'unica cosa che forò furono le palle dei suoi tifosi. A fare i "boni" in Turchia son bravi tutti. Guardate Felipe Melo...
Riquelme Juan Romàn: in Argentina hanno lo strano vizio, da quando El Pibe de Oro ha appeso gli scarpini al chiodo, di definire qualsiasi giocatore che assomigli vagamente ad un numero dieci "Il nuovo Maradona". Anche Riquelme non sfuggì al paragone leggermente ingombrante, ma sta concludendo una bella carriera nella quale si è anche messo alla prova col il calcio europeo. Dimostrando di avere il sangue freddo nei momenti che contano.Ungari Luca: uno dei protagonisti (?) della cavalcata che portò il Modena dalla C-1 alla serie A, difensore arcigno che venne definito da più parti "scarso come il peccato". Dicono che fosse, però, molto gentile ed educato fuori dal campo.
Valderrama Carlos Alberto: con quella criniera leonina ha stregato il Sud America e anche il sottoscritto. In molti parlarono di lui, ma la frase che lo rappresenta di più la sentii al mare durante i mondiali americani del 1994. Romania-Colombia si disputava ad un orario improponibile e nella sala tv dell'albergo c'erano poche persone a gustarsi quello spettacolo. Un signore seduto non distante da me e dal mio vecchio, dopo l'ennesimo pallone perso da Valderrama sentenziò: "Quello lì è una moviola pettinata da battona!". Io lo difenderò sempre, anche perchè Matias Cornia mi raccontò che tirava i rigori senza alcun passo di rincorsa. Sarà vero?
Xavier Abel Luís da Silva Costa: terzino portoghese dal gusto trash per le acconciature, approdò a Bari nel 1995 e venne silurato otto partite dopo. Peregrinò in lungo e in largo per l'Europa senza mai rinunciare al suo marchio di fabbrica: i capelli da trattamento sanitario obbligatorio. Giocò da titolare gli Europei del 2000 e causò, con un fallo su Zinedine Zidane, il rigore che decise la semifinale Francia-Portogallo. Protestò come se non ci fosse un domani e, credo anche a causa del suo aspetto, si beccò 9 mesi di squalifica.
Yorke Dwight Eversley: protagonista nel Manchester United del "treble" di fine secolo scorso, formava con Andy Cole una straordinaria coppia d'attacco sia dentro che fuori dal campo. I "Calipso Boys" regalarono magie e, si narra, portavano il loro buon umore ad ogni festa per scambisti che si rispettasse.
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