THE MIRACLE IS BEGINNING TO HAPPEN - L'AMARA STORIA DI ARCHIE GEMMILL

Chi già conosce l'argomento di cui vado a parlare, o lo ha presente per vissuto, o lo ha presente perché citato in un film culto degli anni '90, che però ricorderò solamente alla fine di questo saggio breve. Infatti io, che come sapete sono una persona strana, non ho conosciuto questo personaggio nei suddetti modi ma per vie traverse.
Ora, per vostra gioia, vado a raccontarvi come.

PREMESSA MUSICALE

Sud Est di Londra: fine del secolo e del millennio. È il compleanno di Joel e nel bel mezzo della sua festa suona il campanello. Alla porta si presenta un uomo sui 35 anni, giacca di pelle nera, foulard zingaresco, jeans scuri e gazzelle dell'Adidas. Faccia smunta, sguardo amichevole ma furbo. Considerando che l'età media della festa s'aggira intorno ai 5/6 anni, l'ospite è decisamente inaspettato. L'uomo fa per presentarsi, ma la madre di Joel lo interrompe, anticipando la di lui richiesta con un:"So chi è, le chiamo mio marito".

Qualche ora più tardi, in un pub di Barnes, i due improvvisati compagni di bevuta parlottano fitto fitto, e di tanto alzano le pinte a mezz'altezza brindando agli Who e ai Three Lions. Avete presente quando parlano tra loro Zia Frida e donna Mirella: ecco, tutto il contrario.
Il primo dei due (tanto per capirci, ci stiamo riferendo all'ospite inaspettato) è un affabulatore di categoria, il classico personaggio con cui chiunque vorrebbe farsi una birra al pub, ben sapendo (o forse nascondendo a sé stesso) che, a stretto giro, da una sola birra si passerà presto a dieci cinquanta cento birre, una rissa, qualche scaramuccia con le forze dell'ordine locali, e le immancabili conseguenze di una ghega ciclopica, come cascare in un burrone, andare a casa senza scarpe, perdere per l'ennesima volta il telefono, pisciarsi addosso vicendevolmente, insomma le solite cose. Il secondo (sempre per capirci, il padrone di casa) è un tipo tranquillo, che più che parlare, asserisce, risponde affermativamente, quasi incantato dalle fole dell'amico. Ha l'aria del ragazzo della porta accanto, quello che ogni pater familias vorrebbe che la figlia maritasse.
Una coppia insolita di personaggi agli antipodi e, proprio per questo, performante, perché il detto "gli opposti s'attraggono" vale sempre.
L'argomento di discussione riguarda una proposta "lavorativa".
L'affabulatore sta chiedendo al tipo tranquillo di suonare per la propria band.
Colin, perché è così che si chiama, è un chitarrista di band di merda che non hanno mai sfondato, un eccellente chitarrista.
A interessarsi a lui è uno dei terribili fratelli Gallagher, the oldest one, che lo vorrebbe nel gruppo perché, per dirla così, si sono creati nuovi posti di lavoro nella band dopo qualche atto di mobbing e svariati processi di epurazione di precedenti membri, colpevoli di non remare dalla stessa parte dei sopraccitati fratelli (ammesso e non concesso che questi abbiano mai remato nella medesima direzione) o, più generalmente, colpevoli di fare schifo al cazzo, tutti quanti.
Per Colin Archer è l'occasione della vita. Poco importa che gli Oasis stiano attraversando un periodo di appannamento, che sarebbe meglio definire di burrasca bella e buona; sono pur sempre una delle band più beloved di tutto il Regno del Re più fasullo di Inghilterra.
Per cui accetta, ma ad una sola condizione, ossia che Liam, il fratello più giovane dei Gallagher, sia d'accordo.
La risposta di Noel è degna dell'uomo che volle farsi Re e ci riuscì:"'It's my fucking band. I'll have who I want" che in italiano suona un po' come:"Il pallone è mio e decido io".

Il Signor Archer imbraccia allora una Gibson Firebird (o un Epiphone Riviera a seconda del contesto), dà un'impronta leggermente diversa al suono del gruppo, un po' più ruvido e allo stesso tempo un po' meno malinconico, e riesce, caso più unico che raro nella storia dei musicisti inglesi che hanno avuto contatti con i due mancuniani, ad entrare nelle grazie di entrambi i fratelli, senza che questi lo mandino affanculo o gli cantino il rosario.


Ma di tutto questo, fondamentalmente, non frega un cazzo a nessuno. Quel che conta è che nessuno conosce né conoscerà mai Colin Archer con nome di battesimo e il cognome del suo vecchio, ma solo col soprannome "Gem", che non si pronuncia come Jem delle Jem & The Holograms, ma "gHem", abbreviazione di Gemmill, nella fattispecie "Archie Gemmill", che per professione -o forse per meraviglioso rammarico- ha segnato uno dei gol più entusiasmanti nella storia del pallone a chiazze bianche e nere. Perché abbia questo soprannome nessuno lo sa.




ARCHIBALD GEMMILL


Archibald Gemmill nasce in Scozia nel 1947.
Calcisticamente cresce nel St. Mirren, squadra della sua città. Ceduto alla compagine inglese del Preston per 16.000,00 sterline, si mette ben presto in evidenza fino a quando, in un tranquillo giorno della birichina estate inglese, qualcuno suona alla sua porta. È sua moglie ad aprire e chi le si para davanti fa per presentarsi, ma la donna lo lo blocca all'istante:"So chi è, le chiamo mio marito."
L'uomo sullo stipite è un uomo sui 35 anni, in giacca e cravatta, e dal volto sorridente. È un allenatore emergente che definire ora come un "Mourinho ante litteram" non è sbagliato, anzi. Il suo nome è Brian Clough. e ha messo gli occhi su Archibald Gemmill fino ad averne perso la testa, e guidato da Derby a Preston esclusivamente per convincerlo a non ascoltare le sirene dell'Everton Campione d'Inghilterra che farebbe carte false per averlo, e giocare per lui e per i Rams.


Su Mister Clough bisognerebbe aprire cinque o sei parentesi graffe su, ma non è né il tempo né il luogo, accontentatevi di sapere che nella piazza di Nottingham ci sono due statue: una è quella di Robin Hood, l'altra è la sua, e che Bill Shankly (un tizio che ha vinto di tutto e pertanto dotato di illimitato potere di offesa) ebbe a dire di lui: "Brian Clough è peggio della pioggia a Manchester. Almeno il Padreterno ogni tanto fa smettere di piovere a Manchester."
D'accordo, vi lascio anche con qualche citazione, giusto per dimostrarvi che gente come Josè da Setubàl ha avuto ottimi maestri.

- Uno: Non direi di essere il miglior allenatore al mondo, ma sono sicuramente nella top one.

- Due: Roma non fu costruita in un giorno, ma io non ero lì.

- Tre: Fate schifo al cazzo, tutti quanti. Tanto varrebbe che vi rivestiste e ve ne tornaste a casa, fuori dai coglioni. Un branco di incapaci del cazzo, dal primo all'ultimo. È la prima partita della stagione e voi giocate così; la prima cazzo di partita. Perdete oggi e perderete tutti i cazzo di giorni, e lo farete davanti a spalti deserti. Ci sono 35.000 persone qui a vedervi, hanno pagato per vedervi, pagato bei soldi, soldi che si sono sudati, cazzo; credete che torneranno la settimana prossima? Col cazzo che torneranno. Adesso uscite là fuori e mostrate a quelle 35.000 persone e a quella squadra di vecchietti e cosiddette superstar di che cazzo di pasta siete fatti, come vi guadagnate i vostri profumati stipendi, e se a quel cazzo di fischio finale starete ancora perdendo non disturbatevi a tornare al lavoro lunedì mattina perché non avrete un cazzo di lavoro a cui tornare. ci sarà la vita reale, per tutti quanti voi 


Dicevamo. Questo adorabile figlio di puttana però non ha la stessa fortuna che avrà Noel quando suonerà alla porta del Gem del futuro. Archibald infatti non ne vuole sapere di suonare nella band del signor Clough. 
Brian le prova tutte ma quel che ottiene sono solo nein nein nein. Minaccia allora di passare la notte in macchina al freddo, e di farlo finché Archie non accetterà. Al giocatore non glie ne fotte manco p'o cazz, ed è allora sua moglie ad impietosirsi e ad offrire a Clough di dormire in casa. Non ci è dato di sapere come, ma l'indomani mattina, forse esclusivamente per levarselo di torno, Gemmill dice un sì che costa a Clough 60.000,00 sterline.
A quel punto le due carriere sono strette a doppio filo, ed il patto è stretto.

Entrambi ripartono alla volta della Contea di Derby e in sette anni Gemmill diventa capitano di una squadra che vince due titoli e arriva fino alla semifinale di Coppa dei Campioni persa contro una Juventus accusata di aver rubato la partita (per la serie "nòva").
Aneddoto curioso: ai tempi di Carlo Còdga non esistevano chissà quali mezzi di informazione, per cui studiare una squadra europea avversaria significava richiedere alla TV del rispettivo Stato d'appartenenza un filmato di qualche partita del club in questione, previa autorizzazione di concessione dello stesso.
Ma a Torino, da true motherfuckers sabaudi quali son sempre stati, non solo non domandarono nulla alla BBC passando da signori del Fair Play votati al volere del Fato (per poi inviare uno 007 a Londra in occasione di un match del derby nella Capitale, che passò talmente inosservato che oggi siamo qui a scriverne), ma s'adoperarono perché il filmato di una partita della Juve -richiesto alla RAI dalla società di Clough- non arrivasse mai in Inghilterra. Boniperti mandò a dire che:"Ci dispiace molto, ma c'è un problema in dogana e purtroppo il filmato non v'arriverà. Tanti saluti"
L'inconfondibile stile Juve: Pilato con Gesù l'aveva fatta meno sporca.

Vero o falso storico che la vedova scaltra (come la chiama L'Avvocato) abbia derubato pure i malcapitati Rams, rimane l'impresa di un club della merdosissima periferia inglese che sfiorò la finale della competizione più importante del Vecchio Continente, e restano anche le straordinarie dichiarazioni di Brian nei confronti dei giornalisti italiani:"No cheating bastards will I talk to; I will not talk to any cheating bastards!" che credo possiate capire anche senza traduzione.
Tuttavia la cosa più importante fu che la conquista della semifinale di coppa permise a Magister Clough di approdare nel Leeds United Super Campione di Inghilterra e orfano del grande ma discusso allenatore Don Revie. 
L'esperienza di Clough alla guida di Billy Bremner e compagni dura solo 44 giorni. Lo spogliatoio di Ellan Road è un autentico ginepraio di teste di cazzo totalmente ostili a Clough il quale viene silurato e relegato disgraziatamente in seconda categoria, al comando di una squadra di subumani e dilettanti in selvaggia parata.


OGNI CITTA' QUALCHE GUAIO HA

Bravo però è bravo, capace è capace, e in una squadra del cazzo come il Brighton & Howe rimane poco. Infatti, in the meanwhile, dalle parti di Nottingham si evidenziano alcuni problemi di sorta, di cui ben può illustrarci Cantagallo, un menestrello del tempo, in una delle sue canzoni più famose.


Per cui nel Gennaio del 1975, il Forest, appena uscito sconfitto dalla stracittadina con il Notts County per due reti a zero, gli dà una chance. Si rivelerà una delle migliori pensate dai tempi della ruota.
Per prima cosa raggiunge la promozione, da terzo della classe, ma poco importa. In secondo luogo fa qualche telefonata a Derby e convince alcuni suoi amici a raggiungerlo a Nottingham per fare un po' di balotta. Si tratta dei suoi fedelissimi, gli stessi carichi da undici con cui aveva vinto il titolo qualche anno addietro: McGovern, O'Hare e, naturalmente, Gemmill.

Se c'è un articolo del blog che abbraccia il maggior numero possibili di riferimenti della tag-cloud a fianco, è questo.
Perché se il Derby County di Clough e Gemmill rispecchia benissimo la tag-line "squadre improbabili che rischiano di vincere trofei", il Forest dei nostri due eroi ben si inserisce in "miracoli vari" e "scudetti incredibili".
Facile quindi dedurre la storia dei Rosso-Garibaldini, che vincono il campionato al primo tentativo e -tanto per gradire- in qualità di neopromossa, cosa che nella casistica delle imprese possibili si colloca tra "pace in medioriente" e "colleghi di lavoro simpatici".
Ma il Nottingham non si ferma qui, e a Clough riesce quello in cui non era riuscito ai tempi del Derby, e che non gli era stato dato il tempo di fare a Leeds: vincere una Coppa dei Campioni at the first strike e rivincerne un'altra l'anno successivo. 


Solito refrain: se vincere è difficile, ripetersi lo è di più, se poi il trofeo in questione è la Coppa dalle grandi orecchie, beh, bravo Elio bravo Fasi bravi tutti, ma soprattutto bravo Clough e bravo Nottingham!
Epperò: c'è un però. Nella prima delle due finali vinte, quella a Monaco contro il Malmoe, con rete di un personaggio di cui spero questo blog prima o poi parli (molto caro al mio brother in arms), Gem non gioca titolare.
Inevitabilmente questo porta ad una profonda spaccatura tra Clough e Gemmill e le strade dei due si separano.
Ma questa non è la più grande delusione di Arcibaldo nostro.
Il suo più grande rammarico è, paradossalmente e allo stesso tempo, il suo autentico capolavoro. Un goal straordinariamente bello e straordinariamente inutile.
Ma andiamo con ordine, torniamo indietro di un paio di estati e trasferiamoci nell'illuminata e democratica Argentina di fine anni '70.


DON'T CRY FOR ME, ARGENTINA


È il mondiale del 1978 e, caso più unico che raro, le due isole britanniche hanno una sola rappresentate alle fasi finali del torneo: la Scozia, la Tartan Army di Capitan Archie Gemmill, la quale, nel corso delle qualificazioni, s'era tolta la soddisfazione di aver bellamente escluso dai Campionati Mondiali niente popo' di meno che gli storici rivali gallesi.
Ovviamente questa situazione carica a bestia stampa, opinione pubblica ed entourage tutto, tant'è che il CT MacLeod, credendosi William Wallace, se ne esce con una dichiarazione quantomeno azzardata:"La Scozia vincerà la Coppa del Mondo!".
Come se questo entusiasmo non fosse già di per sé sufficiente quanto inutile, anche Rod Stewart pensa bene di dare il proprio contributo alla causa con una canzone cui la cosa che somiglia di più è la colonna sonora de L'allenatore nel pallone.
Ascoltare per credere.


A onor del vero la compagine che parte da Edinburgo non è una brutta squadra: tutt'altro! Tanto per citare qualche illustre sconosciuto della selezione scozzere: Greame Souness, Kenny Dalglish e, non ultimo Joe Jordan detto lo Squalo (sì, proprio quello con cui non troppo tempo fa ebbe un simpatico scambio di punti di vista il buon Rino Gattuso).


Pronti via, nel corso della partita d'apertura del girone contro il Perù del sornione Teofilo Cubillas e del Loco Quiroga, il proclama di MacLeod viene decisamente ridimensionato in un:"Spazzate la palla il più lontano e il più forte possibile", non appena l'allenatore della Tartan Army s'accorge che i peruviani -solo apparentemente una squadra di monumenti ai caduti- hanno più birra nella gambe dei suoi ragazzi in maglia blu.
Il Perù prende a pallate i sedicenti futuri Campioni del Mondo, rifilando loro un 3 a 1 che non ammette repliche o discussioni di merito/sfiga/congiunzioni astrali favorevoli o meno.


Da parte di MacLeod, la cosa giusta da fare sarebbe stata urlare ai suoi:"Fate schifo al cazzo, tutti quanti!" ma non è Mister Clough, bensì solo un povero sfigato che si improvvisa mago di campagna.
Iniziata la spedizione in Argentina nel peggiore dei modi, l'occasione di riscatto si presenta illico et immediate contro la squadra materasso dell'Iran, match nel quale però la Tartan Army non va oltre un miserrimo 1 a 1, grazie all'autogol del terrorista di turno sorteggiato a caso da un campo militare di Teheran e reinventato difensore.

Scatta quindi il momento "O vai, o stai!" (sì, lo so, ai più burloni fra voi verrà in mente come questo sia il motto che precede uno Jagerbomb alla goccia), ma nel nostro caso specifico riguarda invece l'inesorabile atto cruciale, quello che decreta il passaggio del turno.
A la Escocia tocca l'impresa, deve giocarsi il tutto per tutto contro l'Olanda dei vari Crujff, Neeskens, Rensenbrink e Krool (tutta gente che oggi come oggi farebbe la differenza nel Milan anche a 60 anni suonati), e vincere con almeno tre reti di scarto. La partita non comincia bene per la Tartan Army che al 34' va sotto, con un calcio di rigore trasformato in gol da Rob Rensenbrink. Poco più tardi però è Dalglish a trovare la rete del pari.
1 a 1, palla al centro, e la Scozia, come da più classica delle tradizioni britanniche, ci crede nonostante manchi solo un tempo e, come daccapo, servano ancora tre gol per passare e sperare di vincere la Coppa del Mondo. Nella ripresa the boys in blue entrano col piglio giusto e in men che non si dica passano in vantaggio su penalty, procurato da un indiavolato Souness e trasformato da Gemmill.

Al 68' Dalglish viene accerchiato e steso da tre macellai di Amsterdam, e il pallone finisce ad Archibald Gemmill che, per i poteri conferitegli dal Dio del calcio, si esibisce in quanto segue.



3 a 1, e l'impresa tanto sospirata appare più vicina: do the math (e non the meth) e converrete che manca solo un gol e il passaggio al turno successivo sarà assicurato. C'è tempo, l'adrenalina è quella giusta, e agli scozzesi adesso sembra riuscire tutto, se poi Gemmill ha cagato una viola come il gol enciclopedico di cui sopra, nulla vieta altre prodezze improbabili o miracoli vari ed eventuali.
I tifosi scozzesi e la popolazione tutta sono al 90% fatti d'ansia; dolente tremante ardente il loro cuore domanda il gol che manca, ma questo non arriva, o meglio, arriva, ma nella porta sbagliata. E arriva solamente cinque minuti dopo lo straordinario gol di Gem, per cui la doccia è molto più che gelata.
Il boia è Johnny Rep, che parte da casa sua, si prende un caffè in mezzo al centrocampo scozzese insieme a Ruud Krol, quindi decide di sganciare un missile terra-aria che gentilmente rimette nel cassetto scozzese il sogno proibito della Tartan Army e manda tutti a casa.


Da questo video si vede meglio anche il gol di Gemmill, infatti da una diversa angolatura si nota anche un tunnel pazzesco, ed entusiasmante è pure il commento del telecronista (the miracle is beginning to happen che dà il nome all'aricolo). Partite dal 3' e 30''.

Si può dire ogni cosa del gol di Gemmill e probabilmente ogni cosa è stata detta. È stato considerato il più bel gol del Mondiale argentino, se n'è parlato in lungo e in largo, ne è stato scritto e, addirittura qualcuno ne ha anche cantato. Ma nell'immaginario collettivo, come anticipavo all'inizio, è entrato grazie ad un memorabile film dei nineties so nineties.
La scena è questa e Atomic di Blondie è una colonna sonora perfetta.


"Non mi sentivo così da quando Archie Gemmill ha segnato con l'Olanda nel '78."

2 commenti:

Rick ha detto...

Sarebbe da dire anche che la storia tra Clough e Gemmill finì male quando il primo lo escluse dalla finale di Coppa Campioni per far giocare Trevor Francis...

Zuzù ha detto...

Cosa che non sapevo, cazzo. Se lo avessi saputo lo avrei sicuramente scritto. E per due ragioni: la curiosità della cosa, (emblematica) la seconda perché il mio compare adora Trevor Francis.

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